Roma È la giornata che Ilaria Cucchi aspettava da anni. Da quando le hanno ammazzato il fratello mentre era sotto la custodia dello Stato non ha smesso un attimo di combattere per la verità. Sempre in udienza, processo dopo processo, per urlare a tutti che Stefano non è morto per colpa sua.
«Finalmente la verità che noi sosteniamo da sempre entra in un'aula di giustizia ed entra con le parole di uno degli stessi imputati, che racconta il massacro di Stefano e le coperture che ci sono state», dice. Con il dito puntato contro chi non l'ha creduta: «In tanti dovranno chiederci scusa». Anche Matteo Salvini. «Oggi mi aspetto le scuse del ministro dell'Interno. A Stefano e alla nostra famiglia per tutto quello che ha sofferto», si sfoga Ilaria. Salvini non si tira indietro e la invita con tutta la famiglia al Viminale. «Eventuali reati o errori di pochissimi uomini in divisa devono essere puniti con la massima severità, ma questo non può mettere in discussione la professionalità e l'eroismo quotidiano di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi delle forze dell'ordine», dichiara il ministro mentre il suo ufficio stampa cerca di smorzare sul nascere le polemiche su una frase offensiva che Salvini avrebbe pronunciato in passato nei confronti di Ilaria Cucchi quando ri-postò sui social, con relativo attacco, una foto in costume da bagno del carabiniere che ora ha confessato il pestaggio e che lui stesso aveva pubblicato su Facebook. Ne nacque una polemica con Salvini, che la criticò durante la trasmissione radiofonica La Zanzara, ma che secondo il Viminale non avrebbe mai pronunciato la frase «Ilaria Cucchi mi fa schifo» che adesso ha ripreso a circolare creando imbarazzo al vicepremier. Acqua passata, a quanto pare, per Salvini: «Sorella e parenti sono benvenuti al Viminale», ribadisce. Il legale della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, fa sapere che la sorella di Stefano è disponibile all'incontro «anche se in passato il ministro ha usato parole durissime nei confronti della famiglia». «Vedremo cosa succede, la palla sta al ministro. È lui che deve chiamare e se lo farà la famiglia lo incontrerà», afferma.
Chiamato in causa dal coinvolgimento dell'Arma, adesso al centro di una nuova inchiesta della Procura su eventuali coperture, è intervenuto anche il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta: «Mi auguro che la giustizia faccia al più presto il suo corso e definisca le singole responsabilità. Chi si è macchiato di questo reato pagherà, ve lo assicuro. Lo voglio io, lo vuole questo governo e lo vuole tutta l'Arma dei carabinieri, che merita rispetto». Il presidente della Camera Roberto Fico si è fatto sentire su Twitter: «Oggi più che mai emerge l'esigenza non più rinviabile di fare luce sulla morte di Cucchi. Una morte che non può avvenire in un Paese civile». Chiedono giustizia anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti («Finalmente sta venendo a galla la verità») e la sindaca di Roma Virginia Raggi («Legalità e verità devono procedere di pari passo»).
Chi invece non ha intenzione di chiedere scusa ai Cucchi è l'ex ministro Carlo Giovanardi, che difende la sua posizione sul caso anche dopo le rivelazioni di ieri. «Non mi vergogno di nulla, le perizie hanno sempre escluso morte per percosse».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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