Mario Draghi, che è uomo di mondo, sa bene che la convivenza politica dentro una maggioranza anomala come la sua è necessariamente segnata da tensioni perpetue. E che partiti avversari, costretti a collaborare, sono spinti a marcare freneticamente il territorio, con la testa alle prossime elezioni comunali più che alla Next Generation Eu, che tanto non vota in autunno.
Per questo a Palazzo Chigi ci si concentra sui complessi dossier di governo, senza mostrare alcun allarme per le rumorose risse politiche. Ma certo i continui focolai di polemica rendono meno agevole un cammino già faticosissimo. I problemi che li causano, però, sono di difficile soluzione: Matteo Salvini è assediato dall'incubo di cedere consensi a Giorgia Meloni, che se ne sta beatamente seduta sulla riva del fiume, senza una responsabilità al mondo. Specularmente, Enrico Letta vive l'ansia delle prossime amministrative e di un'alleanza sempre più difficile da costruire con i Cinque Stelle in via di disfacimento. Ecco dunque che entrambi alzano i toni, duellando a distanza e accusandosi reciprocamente. «Letta vuol tenere gli italiani chiusi in casa», strilla il primo. «Salvini deve decidere se stare al governo», replica l'altro.
La Meloni ha fatto del «no al coprifuoco» la facile clava con cui colpire l'esecutivo, e in particolar modo la Lega che lo sostiene: così ha lanciato con toni drammatici una crociata contro e ha fatto presentare in parlamento un ordine del giorno, che verrà discusso domani, per «abolire il coprifuoco e difendere la libertà». Con il chiaro intento di mettere in difficoltà i salviniani in Parlamento, sfidandoli a votarlo e a schierarsi dunque contro il proprio esecutivo. Incalzando anche sulla mozione di sfiducia contro Speranza, che Salvini ovviamente non può votare.
La Lega quindi corre ai ripari, dopo l'astensione dei suoi ministri, lanciando la raccolta di firme su una «petizione online» contro il coprifuoco e tentando il difficile equilibrismo di difendere la scelta di stare al governo (da cui i suoi non vogliono uscire per nessun motivo al mondo) dando la colpa delle cose che non condivide al Pd, a Speranza, ai Cinque Stelle, a tutti tranne che a Draghi: «Le battaglie si vincono dentro il governo e non scappando - dice Salvini - cercando di limitare la prepotenza di chi vede solo rosso e chiusure». Il leader dem Letta sceglie di replicare con la massima durezza: «Mi stupisce Salvini, che partecipa a una raccolta firme contro il coprifuoco decisa dal governo dove siede. Draghi ha tenuto il punto nonostante l'astensione dei ministri. Io suggerisco sommessamente di considerare che può succedere una volta, ma non deve succedere più. Se un partito di maggioranza non vuole stare al governo, non ci deve stare. Cade il governo? Spero di no». La sfida alla Lega è chiara: o vota le misure decise collegialmente dal governo Draghi, oppure «ne tragga le conseguenze». Rilancia la capogruppo dem Debora Serracchiani: «Salvini decida se stare fuori o dentro». Dal Pd però si esclude il pericolo di crisi di governo: «Quella di Salvini è solo una sceneggiata per cercare di tenere il palcoscenico in campagna elettorale - spiega un dirigente - E pure Letta deve tenere alta la differenza con la Lega per le amministrative.
Anche per cercare di strappare consensi moderati a Forza Italia, visto che dai grillini può arrivare poco o niente». All'ipotesi di una maggioranza «Ursula» senza Lega (ma con Fi) per arrivare al voto sul Quirinale, insomma, non viene dato molto credito.
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