Non vado al governo con il Pd e non vado al governo per bruciarmi. O si può fare quello che abbiamo promesso o è meglio aspettare ancora. Matteo Salvini riunisce il Consiglio federale del lunedì, in via Bellerio, ed espone in maniera chiara le sue intenzioni bandendo larghe intese e unità nazionale dal suo vocabolario. Il sostegno dei vertici leghisti è compatto. Ma questa sera il confronto si allargherà agli altri leader del centrodestra in un vertice fissato a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, il primo dopo il voto, dove si peseranno le diverse sensibilità e si valuterà come mettere in campo una strategia comune a partire dalle consultazioni.
L'imperativo in casa Lega è: si governa solo se ci sono i numeri, se non ci sono meglio stare all'opposizione. Anche perché è vista in salita anche la strada di un accordo parlamentare con i Cinquestelle per cambiare la legge elettorale e tornare al voto in tempi brevi. Pare, infatti, che Giancarlo Giorgetti - il vice di Salvini - abbia avviato un primo tentativo di dialogo con i grillini in vista dell'elezione dei presidenti delle Camere. Un abboccamento finito nel nulla per la volontà dei Cinquestelle di temporeggiare e capire quali equilibri emergeranno nel Partito democratico. I nomi leghisti sarebbero proprio quello di Giorgetti per Montecitorio (il Carroccio preferirebbe questa poltrona rispetto a Palazzo Madama), mentre per il Senato il candidato naturale è Roberto Calderoli.
Salvini alla fine del consiglio si concede alcune battute con i giornalisti rendendo ancora più esplicita la sua posizione. «Gli italiani non ci hanno votato per riportare Renzi al governo, o la Boschi e Delrio e neanche Gentiloni. Non andremo mai al governo se non potremo realizzare quello che ci siamo proposti di fare: via la legge Fornero, riduzione delle tasse, blocco dell'immigrazione clandestina, revisione dei trattati europei». Il segretario della Lega smentisce le indiscrezioni secondo le quali dalle nuove tessere della Lega scomparirà Alberto da Giussano. «No assolutamente, ho letto cose bizzarre, perché dovrei toglierlo?». La particolarità è che le tessere non saranno uguali per tutta Italia: sopra la linea del Po verranno utilizzate quelle del 2017 con l' etichetta Lega Nord, mentre al sud verrà utilizzato il simbolo delle elezioni «Lega Salvini Premier». Quando gli viene chiesto se ci siano problemi con Forza Italia sulla presidenza delle Camere, la smentita è secca: «No, con Forza Italia ci vedremo già questa settimana». «Chiederemo in Parlamento i voti», ribadisce. «Abbiamo analizzato il risultato. Sono 5.691.000 gli italiani che ci hanno dato fiducia, a cui garantisco il massimo impegno. Faremo tutto il possibile per andare al governo e trasformare i fatti in impegni elettorali».
Una visione sintetica degli scenari possibili la offre Luca Zaia: «Non esiste alternativa a Salvini. Se ci viene dato l'incarico metteremo sul tavolo il nostro progetto.
Niente accordi partitici, ma con uomini e donne di buona volontà in un contesto difficilissimo. Altrimenti un governo politico a tempo per fare la legge elettorale e votare». Stamattina, infine, Salvini sarà a Strasburgo per le dimissioni e la conferenza stampa d'addio all'Europarlamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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