Migranti, la sinistra si inventa permessi di soggiorno a tempo

Secondo l'attuale presidente della comunità di Sant'Egidio, si potrebbero regolarizzare temporaneamente i migranti irregolari per mandarli a lavorare nei campi

Migranti, la sinistra si inventa permessi di soggiorno a tempo

Dopo il ministro Teresa Bellanova, adesso anche il presidente della comunità di Sant’Egidio, nonché membro del governo di Mario Monti, è tornato a parlare della necessità di impiegare gli immigrati nei campi.

Andrea Riccardi, intervistato da LaStampa, ha infatti fatto riferimento ai circa 600.000 migranti irregolari che sono presenti nel nostro Paese e che, secondo l’ex ministro dell’integrazione, potrebbero “essere importanti nella Fase 2”, in quella cioè dove dovrebbe ripartire la nostra economia.

La strategia proposta da Riccardi riguarda essenzialmente una vera e propria “sanatoria”, da promuovere per motivi legati, almeno a leggere le parole del presidente della comunità di Sant’Egidio, al contrasto dell’epidemia da coronavirus.

L’oltre mezzo milione di irregolari presenti nel nostro Paese, eredità delle errate scelte in materia fatte negli anni passati, potrebbero rappresentare per l’Italia una vera e propria “bomba sanitaria”: “C’è gente – ha spiegato Riccardi – che vive ai margini e potrebbe alimentare focolai d’infezione”. Da qui dunque l’idea di una regolarizzazione: “Occorre regolarizzarli – ha infatti proseguito l’ex ministro – prevedendo permessi di soggiorno temporanei per garantire la tutela sociale. Nella fase 2 ci sarà ancora più bisogno di loro”.

Già, perché il riferimento di Riccardi è principalmente quello di impiegarli a lavorare nei campi, lì dove al momento manca la manodopera. In poche parole, visto che nessuno vuol correre il rischio di prendere il virus nei vari campi, allora è bene riversare lì più di mezzo milione di migranti irregolari, dare loro un permesso temporaneo e poi chissà.

Sì perché, per l’appunto, Riccardi non ha voluto sentir parlare ufficialmente di sanatoria: si tratterebbe, secondo l’idea dell’ex ministro, di permessi temporanei finalizzati a togliere dalla marginalità sociale i migranti. Questo darebbe anche la possibilità di un maggior controllo sotto il profilo sanitario, evitando quindi la proliferazione del virus nei contesti più degradati.

Successivamente però, scaduti i permessi temporanei, è difficile decifrare il possibile destino degli irregolari diventati, solo provvisoriamente, regolari. In pratica, l’esercito di immigrati senza permesso si trasformerebbe in manodopera per i mesi dell’emergenza Covid-19, successivamente poi verrebbe rigettato forse nel limbo dell’irregolarità.

Una soluzione, quella prospettata da Riccardi, che sembra mascherare sotto profili umanitari la vera emergenza per la quale verrebbero impiegati i migranti, ossia farli lavorare temporaneamente nei campi. Qui ci sono migliaia di coltivazioni a rischio, intere filiere che rischiano di veder compromessa la stagione e prodotti che potrebbero andare al macero.

E così, l’unica soluzione sarebbe quella di portare in un contesto di legalità per pochi mesi coloro che non hanno il permesso, per poi scaraventarli magari di nuovo nelle baraccopoli non appena tutto sarà finito.

A prescindere dalla terminologia usata da Riccardi, questa somiglia molto ad una sanatoria. Temporanea, quasi “a progetto”, ma è una sanatoria. E per di più in grado di offrire, agli stessi migranti, più precarietà di adesso.

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