Tre doppiatrici sono state uccise mentre tornavano a casa dal lavoro nella città afghana orientale di Jalalabad. Uomini armati - in una doppia sparatoria - hanno colpito le donne alla testa prima di fuggire. Una quarta è rimasta ferita, è stata subito ricoverata in ospedale ed è in fin di vita. Zalmai Latifi, capo dell'emittente locale Enikas, ha precisato che le tre ragazze - Mursal Habibi, Shahnaz e Saadia - erano neolaureate di età compresa tra i 18 e i 20 anni. Questa è solo l'ultima uccisione mirata che scuote l'Afghanistan, un Paese dilaniato da una guerra ormai ventennale. Un'ondata di omicidi infatti sta diffondendo la paura in tutti i centri urbani. Ma per ora nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità degli attacchi di ieri.
Il capo della polizia, Juma Gul Hemat, ha riferito che un sospetto armato è stato arrestato, ma le autorità stanno ancora cercando gli altri colpevoli. «Lo abbiamo arrestato mentre cercava di scappare», ha raccontato Hemat. «Ha ammesso di aver effettuato l'attacco. È un membro talebano». Un portavoce dei talebani in seguito però ha negato che il gruppo fosse invischiato nella sparatoria. Giornalisti, religiosi, attivisti e giudici sono stati tutti presi di mira di recente nel Paese, il panico si è diffuso in tutto l'Afghanistan e molti sono stati costretti a nascondersi, alcuni addirittura a fuggire. Il governo afghano e alcune potenze straniere hanno attribuito gli attacchi in gran parte ai talebani, che negano però il coinvolgimento.
«L'uccisione mirata di giornalisti potrebbe causare uno stato di paura che potrebbe portare all'autocensura», ha fatto notare Mujib Khalwatgar, capo della Ong afghana per la difesa dei media Nai. Ma in Afghanistan crescono i timori che un ritiro degli Stati Uniti dal Paese possa scatenare un caos ancora maggiore. L'amministrazione di Donald Trump, desiderosa di porre fine alla guerra più lunga d'America, ha firmato un accordo in Qatar il 29 febbraio dello scorso anno. L'intesa afferma che Washington ritirerà tutte le truppe dall'Afghanistan entro maggio.
«Questi attacchi hanno lo scopo di intimidire, di far indietreggiare i giornalisti, i colpevoli sperano di soffocare la libertà di parola e questo non può essere tollerato», ha sottolineato l'ambasciata degli Stati Uniti a Kabul. L'Afghanistan è un Paese ormai stanco, fiaccato da una guerra infinita.
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