Restare nel blocco occidentale ma guardare con più di un occhio verso gli effetti indiretti delle sanzioni inflitte alla Russia. L'intervento di Matteo Salvini al Forum Ambrosetti di Cernobbio riafferma le posizioni che la Lega esprime dall'inizio della campagna elettorale. Per il leader del Carroccio, il fatto che il suo partito e il centrodestra, una volta al governo della nazione, debbano rimanere ancorati all'atlantismo non è neppure in discussione. «La posizione internazionale italiana non cambierà, a prescindere dal voto. Noi restiamo con i Paesi liberi, democratici e occidentali», premette.
Poi arrivano parole chiarissime su quanto messo in atto da Vladimir Putin nella nazione di Volodymyr Zelensky: «Perché un Paese che usa la guerra come strumento di conquista non è Paese con cui ambisco ad avere a che fare». Il punto è semmai soppesare le conseguenze per l'Italia delle azioni che mirano a colpire l'economia russa. Comunque l'ex ministro dell'Interno rivendica le scelte compiute durante il governo d'unità nazionale e non solo: «La Lega ha convintamente votato in Italia e in Europa tutti i provvedimenti a favore dell'Ucraina, sanzioni comprese», rammenta. L' interrogativo riguarda un elemento preciso: «Dobbiamo difendere l'Ucraina? Sì - esclama - ma non vorrei che le sanzioni danneggiassero più chi le fa di chi le subisce».
Il vertice leghista insiste a Cernobbio sulla necessità di uno «scudo europeo», un po' come quello sollevato in difesa delle conseguenze della pandemia. E ricorda come anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia chiesto un intervento targato Unione europea. Certo, c'è un aspetto che riguarda il consenso: Salvini cita il sondaggio di Termometro Politico secondo cui gli italiani favorevoli a togliere le sanzioni alla Russia sarebbero il 51.1%. Può essere un segnale d'insofferenza per il caro-energia. Di sicuro è un potenziale bacino elettorale che la Lega può attrarre. «Prima gli italiani» è sempre il canovaccio: «Difendo solo e soltanto l'interesse nazionale italiano, delle imprese degli artigiani e degli operai italiani», osserva l'ex capo di Dicastero.
La prospettiva può variare e dunque conviene occuparsi di presente: «Il problema è adesso - continua l'ex ministro dell'Interno - la vita è adesso, ottobre è tardi. Stamattina - annota - in Germania hanno approvato uno stanziamento di 65 miliardi di euro per sostenere le famiglie e le imprese. Il problema di molti italiani è domani, non tra 6 mesi». Futuro però - il centrodestra lo sa - significa governo con grande probabilità. Il segretario leghista lancia dal Forum Ambrosetti una proposta nuova: «Un ministero per l'intelligenza artificiale, innovazione e digitalizzazione che porti l'Italia nel futuro e raduni competenze sparse. Un ministero a Milano dove ci sono brevetti e grandi sedi, un di più, è il bello dell'autonomia». La città meneghina, la più innovativa tra quelle italiane, avrebbe così un ministero disegnato su misura. Lo spunto? Deriva dal confronto con gli imprenditori in sala, racconta. La stessa sala dove non c'è Giancarlo Giorgetti: il ministro dello Sviluppo economico avrebbe dovuto parlare in mattinata ma un mal di schiena lo ha costretto a saltare l'appuntamento.
Salvini torna sulle sanzioni in un comizio a Salò: «Ci spiegavamo già a febbraio e io mi sono fidato, li mettiamo in ginocchio.
Sono passati 7 mesi e i numeri del Fondo monetario internazionale dicono che il risultato è il contrario: la Russia vende, esporta e guadagna come non mai e chi ci sta rimettendo? Voi. Non perché me lo dice Putin, ma perché sono pagato dai cittadini italiani dico ci avete chiesto le sanzioni? Bene, adesso l'Europa dia i soldi necessari per non chiudere le aziende e non perdere il lavoro».
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