La scampagnata del Pd finisce in un vicolo cieco. "Riforme? No al dialogo"

Omaggio a Matteotti, Schlein con l'autista e i suoi col pullman. Aria di gita e cori partigiani

La scampagnata del Pd finisce in un vicolo cieco. "Riforme? No al dialogo"

Mentre i suoi dirigenti si accalcano sui pulmini e cantano in coro (niente musica frivola, però, solo canzoni della Resistenza, adatte alla vigilia del 25 aprile e al continuo botta e risposta polemico contro i nostalgici di maggioranza), Elly Schlein viaggia da sola, in macchina con l'autista del partito. Un po' come la preside alla gita scolastica: ragioni di sicurezza, ovviamente, ma anche una conferma di quel distacco poco confidenziale («Parla solo con i suoi fedelissimi», lamentano in molti) che caratterizza la nuova leader.

Si parte alla volta di Riano, paesino del Lazio, per la prima riunione della segreteria Pd. Prima tappa il monumento che ricorda Giacomo Matteotti, trucidato in quelle campagne dalla squadraccia nera. Coraggioso martire antifascista, ma in verità avversato in vita anche a sinistra, dal Psi massimalista che lo espulse e, ferocemente, dai comunisti. Che fotografò memorabilmente: «Il fascismo trova nel suo avversario, che gli somiglia, un naturale alleato. Se il comunismo non ci fosse, il fascismo lo inventerebbe». E Antonio Gramsci lo definì sprezzante, da morto, «pellegrino del nulla». Ma nessuno, nel «nuovo» Pd che coltiva nostalgie post-Pci, ricorda questo lato imbarazzante della propria storia. Chissà anzi se Sandro Ruotolo, neo responsabile «Informazione, Cultura, Culture e Memoria» (non è uno scherzo, è la autentica dizione schleiniana) ne sa qualcosa.

Terminato il pellegrinaggio, che diventa occasione per una dura risposta agli strafalcioni costituzionali del presidente del Senato La Russa che «riscrive la storia e dice che la Costituzione non è antifascista», ci si ritrova tutti al Centro ricreativo di Riano, dove va in scena la prima riunione ufficiale della segreteria Schlein. Attorno al tavolo a ferro di cavallo si attovagliano i membri (e le membre, direbbe la segretaria) dell'esecutivo Pd. «Ora ci portano gli arrosticini», chiosa uno di loro, a ribadire il clima un po' da gita fuori porta. Lungo giro di tavolo, in cui ognuno ha cinque minuti per declinare il proprio «programma». A Elly Schlein sta molto a cuore la delega al «Diritto alla Casa» affidata al lombardo Pier Francesco Majorino: «Un tema per noi fondamentale», spiega, «un diritto messo a rischio anche dal fatto che questo governo ha cancellato i 33 milioni di supporto per l'affitto: non capiscono le difficoltà di molte famiglie». L'esempio che viene evocato tra i dem è quello della sindaca pro-squatter di Barcellona, Ada Colau di Podemos. Che alla fine, in verità si è trovata con gli scontri di piazza animati dagli occupanti abusivi, dopo esser stata obbligata a sgomberare alcuni immobili che al suo Comune toccava pagare.

La questione più politica la deve gestire il responsabile Riforme, il riformista Alessandro Alfieri: lo scontro con la maggioranza che vuole cambiare la legge a doppio turno per i Comuni (perchè il ballottaggio favorisce il centrosinistra, come si è visto a Udine): «É un pugno in faccia all'avvio di qualsiasi confronto sulle riforme», avverte Alfieri. «Se cominciano così, nemmeno ci sediamo al tavolo».

L'unica assente è la responsabile Ambiente

Annalisa Corrado, paladina anti-termovalorizzatore. Assenza diplomatica, probabilmente, visto che il sindaco Pd di Riano, venuto a fare gli onori di casa, è paladino dell'impianto: «Ho detto a Schlein che è giusto realizzarlo».

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