Bonus, Tridico ora fa lo gnorri: "Notizia non è uscita da Inps..."

Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ha dichiarato davanti alla commissione Lavoro della Camera di non aver dato i nomi dei politici che hanno preso il bonus: "Si sono autodenunciati"

Bonus, Tridico ora fa lo gnorri: "Notizia non è uscita da Inps..."

"La procedura costruita dall'amministrazione si basa sulla legge. L'istituto paga autonomamente il bonus ai richiedenti se ne ricorrono le condizioni e se li trova nei nostri archivi". Queste le prime parole in videoconferenza del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, davanti alla commissione Lavoro della Camera.

Sul tavolo c'erano da chiarire almeno tre temi: le modalità di richiesta e liquidazione del bonus in favore dei lavoratori autonomi, le categorie di destinatari di tale bonus nonché le relative attività di monitoraggio, vigilanza e controllo da parte dell'Istituto.

Tridico ha iniziato l'audizione informale spiegando che con il decreto cura Italia il governo ha cercato di dare "una risposta veloce ai cittadini che ne avevano bisogno in momenti convulsi". Dopo di che è arrivata la difesa dell'Inps, finita nell'occhio del ciclone per ritardi e altri inconvenienti: "L'Istituto ha risposto in modo efficace predisponendo una misura che non esisteva, appunto il bonus degli autonomi, lo ha elargito in 15 giorni".

Tridico ha quindi fatto notare che al 15 aprile erano stati elargiti 2,7 milioni di bonus saliti, nei giorni successivi, "fino a 4 milioni". Come se non bastasse, il presidente dell'Inps ha parlato dell'"estrema semplificazione" dei requisiti di accesso alla misura del bonus per gli autonomi previsto dal Cura Italia. Questo, ha proseguito, "rischiava di essere appetibile a chi fa delle frodi la sua missione".

Da qui la mossa della direzione centrale Antifrode di attivare un controllo parallelo, "diverso a seconda della prestazione ma uguale come ouptut". Tale attività avrebbe consentito di individuare "oltre 3mila matricole aziendali, evitando elargizioni non dovute".

"Accertamenti ancora in corso"

In ogni caso Tridico ha fatto sapere che gli accertamenti sono ancora in corso e che "prima di pensare ad eventuali addebiti ci dobbiamo pensare ancora". A parziale difesa dell'Inps, il presidente ha inoltre ribadito che "l'importante era pagare e non controllare, pagare subito e successivamente controllare".

Scendendo nel dettaglio dei bonus, lo stesso Tridico ha affermato che i dati degli amministratori locali e dei parlamentari – che hanno forme di previdenza differenti – sono stati attinti dagli open data del Ministero dell'Interno e, in un secondo momento, sono stati incrociati con quelli di chi ha chiesto i bonus. "Gli ammortizzatori sociali non avevano le informazioni di primo livello sui politici nazionali e locali, si è dovuto andare per forza a un controllo di secondo livello", ha aggiunto.

In merito ai parlamentari finiti nella bufera, il presidente dell'Inps si è apprestato a dire di non aver dato i nomi dei politici che hanno preso il bonus: "Sono usciti perché si sono autodenunciati. Le informazioni non sono state diffuse dall'istituto né dal sottoscritto, sono accuse infondate e fantasiose".

La versione di Tridico

"Rimando al mittente le accuse al sottoscritto di un'azione architettata e manipolata - si è difeso ancora Tridico -. L'azione della tecnostruttura è stata impeccabile, rivolgo a tutti i funzionari un sentito ringraziamento". Come si sono svolti i fatti? Ecco la versione fornita dal presidente dell'Inps: "Il 7 agosto il direttore di Repubblica, Molinari, mi chiama e mi dice che il giornale ha scoperto che cinque parlamentari hanno percepito il bonus da 600 euro e mi chiede i nomi. Io non glieli do, e il giornale esce due giorni dopo con la notizia, ma senza i nomi. I nomi negli ultimi giorni non sono usciti dall'Istituto, si sono autodenunciati".

A conferma dell'impeccabilità dell'Inps, Tridico ha dichiarato che i dirigenti e i funzionari "hanno dato lacrime e sangue per far fronte alle esigenze. Abbiamo anche dormito nelle sedi per dare risposte".

Una fuga di notizie?

C'è un mistero da risolvere. Chi ha reso pubblici i nomi dei parlamentari che hanno chiesto e ottenuto il bonus? La situazione è più complessa del previsto. "Nei giorni scorsi ho ordinato un audit interno per capire se le notizie di Repubblica sono state trafugate dall'istituto", ha chiarito Tridico.

Dal canto suo, Repubblica ha fornito la sua ricostruzione in una nota: "Venerdì 7 agosto Repubblica ha chiesto al presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, una conferma della notizia sul bonus Iva percepito da cinque parlamentari. La notizia era arrivata al giornale tramite un'altra fonte la cui identità non sarà rivelata in linea con quanto scritto nel codice deontologico dei giornalisti".

"Sugli altri nomi aspettiamo Garante privacy"

Il presidente dell'Inps è tornato sulla vicenda principale che tanto polverone ha sollevato negli ultimi giorni: "I tre nomi dei deputati che hanno ottenuto il bonus si conoscono, rispetto agli altri nomi abbiamo investito il Garante per chiedere come trattare questi dati".

"Io sono amareggiato per questa storia. L'Inps in questo caso è una vittima non un carnefice, che sia chiaro", ha chiarito Tridico, il quale, per quanto riguarda la domanda sul perché è stata effettuata la verifica, ha risposto che "la task force antifrode non si occupa solo di frodi, ma fa anche segnalazioni per eventuale recupero degli indebiti".

"Ho conoscenza dell'azione dell'antifrode a fine maggio e ne do notizia al cda il 30 di maggio. Ne vengo a conoscenza, forse il giorno prima e soltanto del fatto che oltre 2 mila politici locali e parlamentari hanno fatto richiesta del bonus", ha quindi aggiunto.

"L'azione antifrode si è concentrata su 40mila lavoratori o comunque percettori di bonus.

Perché doveva essere verificato il criterio, ovvero che il beneficiario non fosse iscritto ad altre forme di previdenza obbligatoria", ha concluso Tridico, certo di non aver promosso alcuna "caccia alle streghe".

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