La scelta di Renzi: potere e poltrone. Salva Giuseppi e affossa Draghi

Il leader di Iv fa retromarcia sul premier, silura Supermario e canta vittoria su Recovery e 007. E per il fido Rosato chiede la Difesa lasciata libera da Guerini (già pronto per il Viminale)

La scelta di Renzi: potere e poltrone. Salva Giuseppi e affossa Draghi

Un, due, ter. E alla fine Matteo Renzi aziona la retromarcia. Il pressing dell'ex rottamatore, intensissimo negli ultimi giorni, potrebbe avere come esito la formazione di un Conte ter. Una soluzione su cui il leader di Italia viva sembra disposto a convergere, a patto che ci sia un rimpasto deciso, con cambi di caselle importanti. Tra le indiscrezioni c'è sempre l'ipotesi di offrire il ministero della Difesa al coordinatore nazionale di Iv Ettore Rosato, che andrebbe a prendere il posto del dem (ex renziano) Lorenzo Guerini, pronto ad approdare al Viminale per rimpiazzare Luciana Lamorgese. Eppure Renzi è pronto a cantare vittoria per i risultati ottenuti nel merito delle richieste avanzate a Palazzo Chigi, non certo per una poltrona in più.

Infatti il bottino grosso è il Recovery plan. E la bozza che sta preparando il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri potrebbe rappresentare una importante apertura di credito verso Iv. È su questo punto che si giocherà la comunicazione di Renzi nei prossimi giorni. Come a dire: «È stato Conte a fare marcia indietro, non io». Nel documento che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri dopo il 7 gennaio, non ci sarà traccia della fondazione sulla cybersicurezza che il presidente del Consiglio avrebbe voluto a Palazzo Chigi. Dovrebbero essere previsti più investimenti sulla green economy, come chiesto dai renziani. Infine Conte si prepara a una mediazione sul Mes sanitario, invocato a gran voce da Renzi. L'Italia potrebbe chiedere solo parte dei soldi europei, accontentando ancora una volta Iv. E Conte sarebbe in procinto di cedere pure la delega sui servizi segreti, altro nodo gordiano che fa traballare il governo.

Perciò Renzi prepara il terreno per il disgelo. «A Conte abbiamo scritto una lettera con tutti i punti: Italia viva non cerca poltrone, ministeri e sottosegretari», spiega l'ex premier al Tg5. Quindi tiene il punto sul Mes: «Nei palazzi romani si smetta di chiacchierare e si diano più soldi per la sanità con il Mes. L'Europa ci dà un sacco di soldi, li vogliamo spendere bene?». Ed ecco l'acqua sul fuoco e la frenata su Mario Draghi. «A Palazzo Chigi c'è un presidente del Consiglio alla volta e si chiama Conte - dice Renzi -. Draghi è una persona straordinaria per questo Paese, ha dato dei suggerimenti molto giusti». Tra i suggerimenti «debito buono per i giovani, per il futuro». Aggiunge l'ex premier: «Invece qui sono stati messi più soldi per il cashback in un anno che non per i giovani e l'occupazione nei prossimi sei anni». Ma per Renzi la figura dell'ex presidente della Bce è destinata a rimanere laterale. «Siamo di fronte a un piano che pensa più al presente che non al futuro - dice al Tg5 - speriamo che lo cambino seguendo i suggerimenti di Draghi».

E però la crisi è un gioco al rimpiattino in cui nelle dichiarazioni bisogna alternare il bastone e la carota, per mantenere alta la tensione finché non si è raggiunto l'obiettivo. Così a riportare la maggioranza sui binari del pathos ci pensa il ministro per la Famiglia Elena Bonetti. L'esponente di Iv in un'intervista a Repubblica è perentoria. «Le mie dimissioni comunque sono già pronte», dice. Sale sull'ottovolante delle dichiarazioni anche il ministro dell'Agricoltura Teresa Bellanova. Che a Oggi è un altro giorno su Raiuno evoca il Conte ter: «Serve un nuovo accordo, ora Conte ha l'onere di presentare un programma che sia la sintesi della maggioranza».

E non esclude le proprie dimissioni: «Quello che non voglio è un governo senza una visione di Paese, con un programma che sperpera risorse senza dare risposte». Lo stesso Renzi con il Corriere smentiva le elezioni e faceva la faccia feroce con il premier: «Lo aspettiamo in Senato». Ma forse per fare la pace.

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