Schlein e le giravolte anti-Ue: finisce isolata dentro il Pse e la fanno parlare solo alla fine

La segretaria Pd: "Cambiare il piano Ursula". E quando interviene, i big se ne sono andati

Schlein e le giravolte anti-Ue: finisce isolata dentro il Pse e la fanno parlare solo alla fine
00:00 00:00

La giravolta anti-Ue di Elly Schlein scuote il Pd. E lascia la sua segretaria totalmente isolata dentro il Pse, schierato con il piano di difesa di Ursula von der Leyen. Tanto che, nel pre-vertice Pse che si tiene prima del Consiglio straordinario, Schlein viene fatta parlare in coda, quando tutti i big (da Sanchez a Glucksmann a Costa) se ne sono andati. E nessuno si cura di replicarle: «Confermiamo le critiche Pd alla proposta von der Leyen e lavoriamo per cambiarla». Peccato che invece, nel vertice, tutti siano a favore del piano di difesa, chiedendo se mai di «fare di più» per rafforzare militarmente l'Europa. «Lo sosterremo», annuncia la capogruppo S&D Iratxe Garcia. Così, all'uscita dal summit, Elly è costretta a fare retromarcia per mascherare l'isolamento, e a spostare l'attenzione su un aspetto particolare: l'utilizzo dei fondi di coesione Ue anche a fini di difesa. «Abbiamo insistito che è inaccettabile dirottarli sulla spesa militare, trovando riscontri positivi», tuona. In verità, il «riscontro positivo» è che la premier italiana Meloni, il ministro degli Esteri Tajani e il commissario alla Coesione Fitto hanno già ottenuto, sul tavolo dei capi di governo, che quell'utilizzo sia volontario. I fedelissimi di Schlein provano a metterci il cappello sopra, per mascherare il passo falso: «Su questa nostra priorità c'è stato consenso nel Pse», giura il responsabile esteri Peppe Provenzano. «Il Pd difende i fondi di coesione», si sdilinquisce Marco Sarracino. «Con Elly abbiamo indicato la strada giusta», si eccita Alfredo D'Attorre.

Una sorta di mondo parallelo schleiniano, cui fa da contraltare un cauto risveglio dell'ala riformista Pd. Che fa capire alla segretaria che, se andasse avanti sulla linea contro il piano di difesa Ue, non la seguiranno. Perché la settimana prossima, nell'aula di Strasburgo, si vota la risoluzione di appoggio al piano von der Leyen. E se Schlein si ostinasse nel «niet» annunciato, si ritroverebbe sola in compagnia di Orban, Salvini e Conte: una china pericolosa. Così, uno dietro l'altro, si fanno vivi Alfieri, Gori e Madia; Quartapelle e Sensi e Amendola. Per ribadire la linea di Paolo Gentiloni (quello che ha, sia pur indirettamente, definito Schlein una «sonnambula», inconsapevole della posta in gioco) a favore di ReArm-Ue. La più netta è la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno: «La linea Pse è inequivocabile: il piano è l'atto iniziale della Difesa comune Ue». Persino il capogruppo Pd a Bruxelles, Nicola Zingaretti, spiega che il piano deve essere «più ambizioso», ma certo non respinto come dice Elly. Nel Pd, però, si respira un clima sovietico: persino un big come Dario Franceschini è stato costretto a una dichiarazione di obbedienza a Elly («Il piano va profondamente rivisto») perché alcuni dei suoi, come Alberto Losacco, avevano osato firmare l'appello a favore lanciato da Picierno. Con reazione molto irata del Nazareno. «Ormai - ironizza ma non troppo un parlamentare - c'è una sorta di Maga schleiniano che plaude ogni idea di Elly, mentre i dissidenti subiscono il trattamento che Elon Musk riserva a chi non si allinea nel Gop: You are fired».

Il tutto alla vigilia della manifestazione indetta da Repubblica per dare a Schlein un alibi rispetto al «pacifismo» russofilo di Conte: doveva essere «pro-Ue», ma siccome l'Ue investe in difesa il promotore ufficiale Michele Serra prende le distanze: «Troppi anabolizzanti», geme. Lui e Elly si aspettavano fiori nei cannoni. Quindi la manifestazione va ripensata: non più pro, ma anti-Ue.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica