Ci hanno provato a farsi trovare pronti per il 7 gennaio, come previsto dall'ultimo Dpcm. Ma poi il 24 dicembre è arrivato il parere degli esperti del Cts per tornare a sciare in sicurezza e gli stessi gestori degli impianti si sono resi conto che forse ripartire subito dopo l'Epifania era prematuro. Il via è slittato così al 18 gennaio. Quel giorno gli appassionati della montagna potranno tirare fuori l'attrezzatura dagli armadi e approfittare della neve caduta durante le festività un po' in tutta Italia, mai così tanta a Natale in alcune regioni.
Ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l'ordinanza con cui si differisce la riapertura, così come chiesto nei giorni scorsi da regioni e province autonome attraverso il presidente della conferenza, Stefano Bonaccini, per allineare le linee guida al parere espresso dal Cts. I governatori avevano ritenuto che, «a causa dell'andamento epidemiologico a livello internazionale che non ha agevolato l'assunzione delle necessarie decisioni, non ricorressero le condizioni per permettere la riapertura il 7 gennaio». E chiesto che a riaprire fossero solo i comprensori sciistici che si trovano nelle zone gialle. Una valutazione subito condivisa dall'esecutivo, messo in allerta dal parere del comitato tecnico scientifico.
Soddisfatti gli assessori dei territori montani: «Il governo ci ha ascoltato. Oltre all'approvazione del protocollo, per cui aspettiamo la definitiva validazione del Cts, avevamo chiesto una data certa per permettere all'intero mondo della montagna invernale di prepararsi a dovere. Grazie al lavoro di squadra delle Regioni e delle Province autonome iniziato in Commissione Turismo abbiamo finalmente una data di apertura credibile e seria: il 18 gennaio. Ora si può finalmente ripartire in sicurezza». Gli operatori e gli imprenditori della montagna, dunque, hanno ancora un paio di settimane per preparasi ad accogliere i turisti seguendo le indicazioni del Cts, che aveva bocciato le linee guida inizialmente proposte dall'industria dello sci. Per i tecnici del Comitato, infatti, funivie e cabinovie hanno caratteristiche strutturali e di carico tali da poter essere assimilabili ai mezzi di trasporto pubblico, con le stesse criticità e rischio di contagio soprattutto nelle ore di punta. Come tali è indispensabile prevedere una capienza del 50 per cento e naturalmente l'obbligo di mascherina, da tenere anche negli impianti aperti, come le seggiovie, che però possono viaggiare al 100 per cento della portata ma con il divieto di abbassare la calotta protettiva, lì dove prevista.
Nel caso in cui le condizioni meteo dovessero rendere necessario l'uso della protezione, invece, la capienza delle seggiovie dovrà scendere al 50 per cento.Oltre a limitare la portata degli impianti, prima del 18 gennaio i gestori dovranno trovare soluzioni adeguate per vendere gli skipass e per gestire le code evitando gli assembramenti.
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