La scissione ormai non è più un tabù: Grillo sta con Conte ma Di Maio torna all'attacco

Si fa sentire Casaleggio e chiede un passo indietro di Giuseppi. L’assist del garante al premier sul doppio mandato: "Va tenuto".

La scissione ormai non è più un tabù: Grillo sta con Conte ma Di Maio torna all'attacco

Tutto è iniziato con un Vaffa di Beppe Grillo alla politica, tutto rischia di finire con un Vaffa di Luigi Di Maio a Giuseppe Conte. Per la prima volta, all'interno del M5s, la scissione non è un tabù. Il ministro degli Esteri, in visita allo stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia, attacca ancora Conte e avverte: «Temo che il M5s rischi di diventare la forza politica dell'odio». Chi lo ha sentito nelle ultime ore parla di un Di Maio «preoccupato e amareggiato». Deluso dagli «insulti» che gli sono piovuti addosso dopo che «aveva sollevato dei temi, come la Nato, la guerra in Ucraina, la transizione ecologica». Dagli ambienti più vicini all'ex capo politico trapela il timore che l'avvocato voglia forzare la mano e innescare un effetto domino che porti alla caduta del governo Draghi. Di Maio teme anche che il M5s stia per diventare il partito personale di Conte. È alla luce di queste preoccupazioni che la scissione può diventare una prospettiva concreta. Uno scenario che non viene escluso nell'inner circle del titolare della Farnesina.

«Non diamo prova di maturità politica quando strumentalizziamo il presidente del Consiglio come è stato fatto ieri oppure quando ci vantiamo di aver prodotto la sua visita a Kiev», si sfoga Di Maio con i giornalisti. Risposte colpo su colpo anche sul tetto dei due mandati, dopo che il leader grillino aveva lasciato intendere che dietro l'irritazione dell'ex capo politico ci fosse la paura di non poter più essere eletto in Parlamento. «Questa è una forza politica che sta guardando indietro, una forza politica che si sta radicalizzando - osserva Di Maio - allora che senso ha cambiare la regola del secondo mandato? Io invito a votare gli iscritti secondo i principi fondamentali del M5s». «Di Maio si caccia da solo», rintuzza Conte in un colloquio con La Stampa. Anche Davide Casaleggio si butta a pesce nel caos. «Abbiamo perso l'80% degli elettori alle comunali, dopo la più pesante sconfitta elettorale della storia del M5s con il 2,2%, mi ha sorpreso che nessuno abbia ancora chiesto un passo indietro a Conte e peggio che Conte non abbia rimesso a disposizione la sua mono-candidatura», riflette il presidente dell'Associazione Rousseau con l'Adnkronos.

Secondo diverse fonti parlamentari, il divorzio sarebbe solo questione di tempo. Un casus belli potrebbe essere un ulteriore innalzamento dei toni dell'ex premier contro il governo. Con una scissione «governista» che potrebbe materializzarsi da un momento all'altro. Le occasioni, a stretto giro, non mancano: c'è l'appuntamento del 21 giugno e il timore di una risoluzione alternativa di un gruppo di contiani per chiedere lo stop all'invio di armi all'Ucraina. C'è l'assemblea congiunta di mercoledì, che rischia di diventare una cruenta resa dei conti. E c'è Beppe Grillo, che potrebbe arrivare a Roma giovedì e blinda il doppio mandato con un post sul Blog: «La regola previene la deriva autoritaria, va mantenuta anche a costo di sacrificare qualche sedicente Grande Uomo». Ogni riferimento a Di Maio non è casuale.

Eppure, stando ai rumors, il no al terzo giro in Parlamento, con un compromesso su altri due mandati in Europa o a livello locale, sta mandando nel panico anche i contiani, che potrebbero ingrossare le fila dei critici. La scissione ora sembra solo una questione di come, quando e di quanto.

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