«Di fronte alla patologia dell'immigrazione indiscriminata, l'idea che abbiamo il dovere di accogliere tutti è sbagliata». Domenico Cacopardo, giurista, magistrato ed ex capo dell'ufficio legislativo di D'Alema ai tempi del suo governo, è sempre stato un uomo di sinistra eppure non ha dubbi nel riconoscere la validità dell'operazione Albania dell'esecutivo.
Ci spieghi meglio.
«Non si tratta di un'operazione di tipo restrittivo bensì di dissuasione rispetto al fenomeno dell'immigrazione incontrollata».
Un effetto deterrente.
«Sì, rende più complesso e meno attrattivo intraprendere il viaggio rischioso e costoso per arrivare alle sponde del Mediterraneo e venire in Europa. Serve a dare un segnale alle vittime dell'illusione occidentale, dei regimi e delle organizzazioni criminali, ma non solo».
Che altro?
«Mi sembra sia diventata un'operazione con una forza di attrazione per altri paesi europei. Malta e Germania sembrano interessate a questo modello. E il Regno Unito sta spedendo i migranti irregolari a Sant'Elena».
Eppure il tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento in Albania.
«La decisione della Corte di Giustizia nei termini in cui è stata interpretata dai giudici viene meno al principio di ragionevolezza perché induce a ritenere ammissibili una serie di conseguenze che non sono ammissibili, ma non dal punto di vista ideologico, ma dal punto di vista concreto».
Cosa intende?
«Solo una persona con pregiudizi può accettare la tesi della Corte Corte di Giustizia Ue. Un conto è la persecuzione per motivi sessuali, un altro è la distinzione tra paese sicuro e non sicuro come premessa per avere titolo o no ad entrare e per essere considerati perseguitati. La lettura che è stata data è che se nel Bangladesh ci sono zone di guerriglia allora tutto il Bangladesh è insicuro ma sostenendo questa tesi tutti i cittadini del Bangladesh avrebbero diritto di accedere in Europa. Per questo è una cosa irragionevole, lo capisce pure un bambino».
Avrebbero potuto agire diversamente?
«Avrebbero potuto fare atto di interpello chiedendo un parere preventivo alla Corte di Giustizia Ue rappresentando le distorsioni che sarebbero scaturite da una interpretazione di questo genere».
Chi stabilisce se un Paese è sicuro?
«Dal punto di vista storico e della prassi italiana è competente il ministro degli Esteri e quindi se il giudice vuole entrare nel merito della sicurezza di un paese, a mio avviso non dispone di strumenti autonomi per accertarlo».
La sinistra attacca la Meloni.
«Sbaglia, anche perché il fenomeno colpisce soprattutto la sinistra perché i migranti finiscono nelle zone popolari e costituiscono un danneggiamento dei ceti popolari, l'elettorato che poi si rivolge alla sinistra».
Perché la sinistra sbaglia?
«Perché porta i consensi a destra, è evidente. La posizione della Schlein porta acqua al mulino della maggioranza, è una battaglia di retroguardia senza sbocchi perché non si tratta di xenofobia ma del rifiuto di accettare un'immigrazione controllata e controllabile».
Cosa fare allora?
«Immaginare politiche che, salvaguardando i principi del soccorso ai
perseguitati politici e a coloro che provengono da zone di guerra, chiudano il cerchio. Abbiamo bisogno di immigrati nella misura in cui ne abbiamo bisogno e per le specialità di cui abbiamo bisogno, uno in più non può entrare».
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