Il Partito democratico chiede aiuto alla Germania. Enrico Letta, a poche ore dal voto, gioca la disperata carta della richiesta di sostegno da parte dei "fratelli maggiori" della socialdemocrazia tedesca per denunciare il "pericolo Giorgia Meloni".
È il classico vecchio schema della sinistra che in ogni era politica costruisce un gigantesco mostro di cartapesta raffigurante l'avversario di turno per poi affidare il cerino agli stranieri per appiccare il fuoco. Successe quando mezzo mondo si faceva beffe di Silvio Berlusconi e successe quando, specie nei salotti buoni dell'Ue, venne sbandierata l'ascesa di Matteo Salvini come fosse l'arrivo dell'uomo nero.
Ora tocca a Giorgia Meloni e il copione è identico. La sinistra, nel tentativo di porsi come unica forza politica italiana credibile a livello internazionale, di fatto infanga tutta la classe dirigente del Paese e, soprattutto, i suoi cittadini, che a sentire Enrico Letta & Co. dovrebbero essere "educati" al voto visto che si lasciano attrarre con troppa facilità da qualunque leader non sia di sinistra.
Il viaggio di Letta in Germania e il sostegno raccolto dalla Spd, il partito del Cancelliere Olaf Scholz, si basa sul rischio deriva "post-fascista" rappresentato da Giorgia Meloni. Che a farsi profilare dai partiti stranieri alla vigilia del voto proprio non ci sta: "Credo che la sinistra italiana stia aizzando queste dichiarazioni dall’inizio della campagna elettorale - perché - Loro sono convinti che non gli serva avere il consenso degli italiani e preferiscono la protezione di alcuni poteri stranieri".
Poteri che, nel caso della Germania, farebbero bene a guardare prima all'agenda di casa loro visto che l'Spd è reduce da una disastrosa tornata elettorale amministrativa specie in regioni popolose come il Nord Reno Vestfalia e la stabilità della grande coalizione "a semaforo" scricchiola sempre di più.
Letta e il Pd, probabilmente, ne sono al corrente, e difatti da oltre un mese cercano di demonizzare l'Italia non solo in Germania, ma di fronte a qualsiasi audience internazionale. Già il 13 agosto, il poliglotta segretario dem registrò un video destinato alla stampa internazionale in tre lingue (inglese, francese e spagnolo) ricordando "le pericolose alleanze europee di Giorgia Meloni, i voti contro il Next Generation EU del gruppo della leader di Fratelli d'Italia al Pe e i fallimenti della destra italiana".
Pochi giorni dopo, la verve antitaliana di Letta sbarcò oltreoceano. Il 19 agosto in un'intervista alla Cnn disse: "Non è un problema solo di discorsi, ma delle loro scelte a livello europeo [quelle di FdI, NdR]: hanno votato contro tutte le direttive e le leggi europee sul cambiamento climatico e non hanno sostenuto il Recovery Plan. In Europa i loro alleati sono Marine le Pen in Francia Orbàn in Ungheria, cioè partiti e leader che non vogliono un'Europa più integrata ma più debole".
Nuova settimana nuovo approdo, quello del 26 agosto in penisola iberica. Il 26 agosto sullo spagnolo El Periodico Letta denuncia lo scenario nefasto (e inventato) dell'ingerenza della Russia in favore della destra italiana, per poi porsi come il Salvatore: "In questo momento gli elettori italiani hanno due alternative: la nostra, che garantisce la permanenza nel cuore dell’Europa insieme a Francia, Germania e Spagna, e quella di Meloni e Salvini, che vogliono l’Italia insieme a Polonia e Ungheria, paesi oggi guidati da governi che non tutelano le libertà e i diritti fondamentali dei cittadini".
Ancora una settimana fa, prima del soggiorno tedesco, il 13 settembre all'Associated Press Letta ripeteva il ritornello del pericolo di un'Italia modello Ungheria, aggiungendo anche un affondo sui temi etici: "Meloni è molto ambigua sull'aborto". Tema strategico di cui parlare ad una testata americana di questi tempi, dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha abolito la sentenza Roe v. Wade.
Il Pd, insomma, non riuscendo a convincere gli italiani con i propri esponenti politici e col proprio programma (che non ha, visto che ha semplicemente adottato "l'agenda Draghi") sta provando a fare in modo che a far cambiare idea agli italiani ci pensino gli stranieri.
Persino nelle tattiche di screditamento, i dem hanno un loro concorrente principe, Giuseppe Conte, il capo politico del Movimento 5 stelle che fa eco alla sinistra in tutto e per tutto. Anche nella ricerca del supporto internazionale a spese della credibilità dell'Italia. Intervistato dal settimanale tedesco Die Zeit, l'ex premier sostiene che ci sia "un rischio politico" perché il successo di Giorgia Meloni potrebbe "rafforzare l'asse di destra in Europa". Al riguardo, Conte ha osservato che "gli amici" della presidente di FdI e del segretario federale della Lega, Matteo Salvini, sono il primo ministro ungherese, Orban, e il partito Diritto e Giustizia (Pis), al governo in Polonia. Al riguardo, il capo politico dell'M5s ha avvertito che "ciò può portare all'emarginazione dell'Italia in Europa". Talmente ripetitivi da rubarsi gli slogan a vicenda.
Dal canto suo, la Meloni respinge ogni attacco e anzi per rispedire al mittente le accuse di "deriva antidemocratica" rilancia denunciando una sorta di doppiopesismo nella gestione degli eventi elettorali da parte del governo. Scrive sui social: "In nessuna democrazia evoluta l'unica opposizione al Governo è oggetto di sistematici attacchi da parte di Ministri, cariche istituzionali e grandi media. E, soprattutto, in nessuna democrazia occidentale il Governo consente scientificamente provocazioni che potrebbero facilmente sfociare in disordini - durante la campagna elettorale - nelle manifestazioni politiche dell'opposizione. Questa gente parla di Europa, ma il loro modello è il regime di Ceausescu. Non ci facciamo intimidire da chi odia la libertà e la sovranità popolare".
Critica, infine, l'analisi di Matteo Renzi, che in un sussulto di amor patrio, a margine di un incontro con gli imprenditori di Assolombarda a Milano, dice: "Io lavorerò fino all'ultimo giorno perché la Meloni non vinca. Dopodiché credo che gli italiani abbiano il diritto di scegliere come hanno fatto i tedeschi e come fanno tutti gli altri.
Ciascuno pensi alle proprie contraddizioni, alle proprie alleanze di governo. Farò di tutto perché non ci sia Giorgia Meloni al governo. Ma se gli italiani decideranno così non sarà il cancelliere Scholz a cambiare i giudizi. Anzi temo che certi endorsement possano essere controproducenti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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