Alla lunga lista dei diritti che la sinistra si vanta di difendere, ora ne dobbiamo aggiungere un altro, al quale, in vero, non avevamo mai pensato: quello all'eleganza. Non sappiamo se entri per direttissima nei diritti dell'uomo, di sicuro in quelli della donna. Nello specifico della signora Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, finita sotto la lente dei magistrati per presunte malversazioni e discusse cooperative e, soprattutto, finita su quotidiani, siti e rotocalchi per i suoi abiti griffati e sfarzosi. Così, il di lei marito, durante un disastroso tentativo di difendersi dalla bufera politica che si è abbattuta sulla sua famiglia, di fronte alla corte suprema di Corrado Formigli a Piazza Pulita, si è appellato al sacro e inviolabile diritto delle donne, bianche o nere, alla moda e all'eleganza. E, per carità, in tempi di sciatteria ubiqua siamo d'accordo con il novello lord Brummell sull'importanza del vestire bene. Anche se, più che un diritto, ci sembra un'opportunità. Ma sono questioni di lana caprina, non quadrupli fili di cachemire.
Epperò, con ogni evidenza, il problema è un altro. Cioè predicare povertà al limite del francescanesimo e poi razzolare male ma vestiti bene, cioè con scarpe e borse griffate. Fingersi nulla tenenti e poi avere un villino da mezzo milione di euro e un armadio da Chiara Ferragni. Non è solo una questione giudiziaria, ci penserà la magistratura a chiarire il giallo degli stipendi non corrisposti e a capire se ci sono state delle violenze. È una questione di opportunità e, ancor più, di coerenza. E il caso Soumahoro & famiglia è la rappresentazione cristallina e stupefacente di quella insopportabile doppia morale che pervade una certa sinistra che oltre a essere radical e ovviamente chic, pretende anche di avere una supremazia morale.
Peggio di loro, e di gran lunga, c'è solo quel sistema mediatico e politico che li ha elevati a paradigma. E ora si nascondono pure dietro al diritto all'eleganza. Anche se più che un diritto, questo è un rovescio. Un manrovescio. Al buongusto.
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