Se l'ideologia è più forte dell'amore per un figlio

Non c'è sollievo nel pensare che ci siano voluti dei giudici per decidere di salvargli la vita

Se l'ideologia è più forte dell'amore per un figlio

Non lo sappiamo più cosa potrebbe servire a riportare le cose a un ordine precedente la catastrofe. Non c'è sollievo in questa storia orrenda. E fa rabbrividire e arrabbiare e diventare irrimediabilmente tristi sapere che tutto si sta consumando su quel corpo piccolo e ignaro e sfortunato.

Non c'è sollievo nel pensare che ci siano voluti dei giudici per decidere di salvargli la vita. E non c'è nemmeno sollievo a leggere che il tribunale per i minorenni di Bologna ha sospeso provvisoriamente la potestà genitoriale alla madre e al padre del bimbo del modenese che per motivi religiosi, vogliono che il sangue delle trasfusioni necessarie a un intervento chirurgico provenga da donatori non vaccinati contro il Covid. Perde sempre questo bambino. Senza nemmeno giocare. Ha due anni e la sua vita, fin qui, è un muro compatto di disgrazie e malanni. Ogni nuova notizia che arriva, su questa vicenda, sbatte contro i denti serrati e poi rimane impigliata in gola. Abbiamo davvero voluto cercare, nella scelta dei genitori, qualche motivazione che andasse oltre l'ideologia, ma non siamo riusciti a trovarla. E questo, malgrado il pensiero di molti, ci è sembrata una sconfitta. Come ci è sembrata una sconfitta il fatto che un tribunale gli abbia dovuto togliere il diritto di essere genitori. I suoi genitori. Senza un cuore che funzioni a pompargli vita dentro e senza una casa (in senso lato) in cui starsene in pace. Accudito come meriterebbe. Non vogliono che si salvi con del sangue «cattivo», senza considerare, a prescindere da ogni convinzione, che non può essere cattivo un sangue che salva la vita di tuo figlio. Fare i genitori è un mestiere impossibile, disseminato di scelte complicatissime, in qualche caso atroci. Ma ci sembra che ce ne siano alcune che diventano improvvisamente fin troppo semplici: per esempio quelle che ti portano al riparo dalla morte, esattamente dalla parte opposta. Invece non è così, per questa mamma e questo papà di Sassuolo. Come si riesca a non scegliere qualcosa che salvi la vita a un figlio è una cosa che, per quanto ci sforziamo, non riusciamo a comprendere. Come si riesca a non spogliarsi di tutto, dei soldi, di un'ideologia, della propria stessa vita per impedire che un figlio ti muoia, è qualcosa che va oltre le nostre capacità di comprensione. E non solo di comprensione: un figlio in pericolo è un istinto, una fitta, un'urgenza. Qualcosa che ti fa scegliere con i sensi stravolti ancora prima che con la testa. Per questo l'ostinazione, e la perdita di tempo e la fermezza ottusa su certe posizioni ci lasciano sgomenti e furiosi. La storia di questo bambino fa seccare l'anima. È una cosa che si vorrebbe parcheggiare nella periferia della mante. Ma non c'è tempo nemmeno per non pensarci, perché lui di tempo non ne ha. Stanno cercando di ridarglielo i medici del Policlinico Sant'Orsola e i giudici del Tribunale di Bologna e ora anche gli assistenti sociali ai quali andrà la sua custodia legale. Ma né i medici, né i giudici, né gli assistenti sociali sono sua madre e suo padre.

Lui da loro viene e da loro tornerà, si spera, quando quest'incubo sarà finito. Fino alla prossima volta che avrà bisogno di aiuto. E allora..? C'è solo da sperare che ci si possa svegliare, tutti, da questa malanottata.

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