"Nessun leghista adatto alla cultura" ​Veronesi choc sulla Borgonzoni

Lo scrittore contro la possibile nomina della Borgonzoni a sottosegretario alla cultura. È il solito vizio degli intellettuali rossi di credersi superiori

"Nessun leghista adatto alla cultura" ​Veronesi choc sulla Borgonzoni

Gli intellettuali di sinistra sono instancabili; non si fa in tempo a metabolizzare le parole del professore dell’Università di Siena Gozzini (più conosciuto per gli insulti che per i suoi studi) che un altro custode dell’intellighenzia, Sandro Veronesi, rilascia un’intervista infarcita di giudizi e della superiorità di cui gli intelletò di sinistra si sentono detentori.

Certo, i due episodi sono diversi tra loro e non si possono mettere sullo stesso piano, da un lato abbiamo un docente che si lascia andare a offese e insulti di basso livello, dall’altro uno scrittore che esprime un parere ma la questione di fondo è analoga e nasce dalla convinzione di essere detentori della verità assoluta a differenza delle persone di destra.

Intervistato dalla rivista “Men on Wheels” (diretta dal valido giornalista Moreno Pisto), Veronesi commenta il nuovo governo Draghi e l’ipotesi che Lucia Borgonzoni venga scelta per il ruolo di sottosegretario alla cultura (incarico che ha già ricoperto nel governo Lega-M5S). Lo scrittore, vincitore del Premio Strega nel 2020, non si limita ad esprimere la propria contrarietà alla nomina della senatrice leghista ma va ben oltre affermando che “nessun leghista è adatto alla cultura”.

Le sue parole, pronunciate dopo un elogio di Dario Franceschini (lui sì “personaggio qualificato”), lasciano di stucco per la superficialità: “non credo si sia mai sentito un esponente della Lega parlare di cultura come una delle leve fondamentali del nostro paese: è per questo che forse non sarebbe il caso di far ricoprire questo ruolo ad un membro di tale partito”.

Una dichiarazione che nasce o da una limitata conoscenza del contesto politico/culturale italiano o da cattiva fede, tertium non datur. Ad oggi il partito di Matteo Salvini è il primo partito in Italia per numero di assessori alla cultura nelle regioni e conta ben nove esponenti che ricoprono questo ruolo in Lombardia (Stefano Bruno Galli), Veneto (Cristiano Corazzari), Regione Siciliana (Alberto Samonà), Marche (Giorgia Latini), Piemonte (Vittoria Poggio), Alto Adige (Giuliano Vettorato), Trentino (Mirko Bisesti), Regione Calabria (Nino Spirlì), Basilicata (Dina Sileo).

Proprio gli assessori regionali, insieme a Lucia Borgonzoni, responsabile cultura del partito, pochi giorni fa hanno avanzato una proposta per “riaprire in sicurezza cinema e teatri affermando: "I luoghi della cultura, dell’intrattenimento e dello spettacolo dal vivo possono garantire pienamente il rispetto di quei protocolli che già vengono stabiliti per il mondo della ristorazione nelle zone gialle, quindi è giusto riflettere di questo per rispondere all’appello delle tante attività del settore che sono ormai allo stremo”.

Agli assessori regionali vanno aggiunti centinaia di assessori alla cultura nei comuni amministrati dalla Lega che svolgono quotidianamente sui territori un’importante attività culturale e civica.

Inoltre, il rapporto tra la Lega e la cultura, non si limita a un’azione di carattere amministrativo ma anche a una rete culturale che si è sviluppata negli ultimi anni attraverso l’attività di think tank, associazioni, riviste, quotidiani online che contribuiscono ad animare un dibattito culturale con presentazioni di libri, conferenze, convegni.

Invece di approfondire queste attività e conoscere i riferimenti culturali del primo partito italiano, l’intellighenzia di sinistra

preferisce portare avanti una visione stereotipata e molto più comoda a una narrazione in cui la destra e i leghisti vengono identificati come incolti perché i detentori e i custodi della cultura possono essere solo di sinistra.

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