La sfida della capitana Carola, l'idealista venuta dai ghiacci

Tedesca, parla 5 lingue, è con Sea Watch dal 2016

La sfida della capitana Carola, l'idealista venuta dai ghiacci

È una tipa tosta Carola Rackete, il capitano della Sea Watch 3 che ha sfidato Salvini e forzato il blocco navale che da 14 giorni tiene in ostaggio 42 migranti. Del resto una che prima di mettersi al comando della nave di una ong tedesca in prima linea nel soccorso ai migranti nel Mediterraneo è stata al timone di una rompighiaccio al Polo Nord non si lascia certo intimidire dalle minacce di un ministro sostenitore dei porti chiusi, che la deride chiamandola «sbuffoncella». Né dal no della Corte Europea.

Il suo è un curriculum ricco di esperienze fuori dall'ordinario, per lo più legate al mare e alla natura. Passaporto tedesco, nata in Bassa Sassonia, di buona famiglia, Carola ha 31 anni e parla quattro lingue oltre a quella madre: inglese, francese, russo e spagnolo. I social non le piacciono e non ama neanche le interviste, a parte quella rilasciata qualche giorno fa a Repubblica per annunciare che avrebbe sfidato i divieti entrando a Lampedusa. Laureata in scienze nautiche, ha conseguito un master in conservazione ambientale presso l'università inglese di Edge Hill con una tesi sui nidi degli albatros. È ufficiale di navigazione dal 2011 per un istituto di ricerca marina e polare tedesco e ha una serie di esperienze a bordo di varie imbarcazioni di associazioni come Greenpeace e la British Antarctic Survey, un'organizzazione britannica che si occupa della ricerca e della divulgazione scientifica sull'Antartide. Ha lavorato anche come guida nell'artico russo. Su Linkedin si presenta così: «Nature conservation. Humanitarian action. And some polar science» (Conservazione della natura. Azione umanitaria. E un po' di scienza polare). Un mix di passione per mare e natura, portata avanti con studi specifici e una bella dose di idealismo. Per una così le azioni umanitarie sono una missione. E non solo sulla Sea Watch, dove lavora dal 2016. Carola ha fatto volontariato anche nel parco naturale nella terra dei vulcani in Russia e in Francia presso la lega per la protezione degli uccelli.

Ammette di aver avuto una vita facile, la possibilità di frequentare tre università. Quasi si sente in colpa per essere nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Una consapevolezza che - racconta - le fa sentire l'obbligo morale di aiutare chi non ha avuto le sue stesse possibilità. E poi c'è il coraggio, quello che le fa mandare i motori avanti tutta pur sapendo di andare incontro ad un'incriminazione per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Contro il capitano Rackete,

temendo strumentalizzazioni, si scaglia Maryan Ismail: «Lei rischia una multa, loro la vita. La smetta di giocare al suo personale game boy ideologico», attacca l'antropologa italo-somala, tra le prime rifugiate 40 anni fa.

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