Sono due le certezze in vista della stretta che il governo Draghi si appresta a varare: un decreto legge, che sostituisca l'ultimo Dpcm (in vigore dal 6 marzo al 6 aprile), e la Pasqua in lockdown. Due pilastri del nuovo corso, su cui le forze politiche di maggioranza, ancora spaccate tra aperturisti e rigoristi, sono d'accordo. Ma restano sul tavolo del presidente del Consiglio Mario Draghi altri nodi che saranno sciolti al Cdm di oggi che darà il via libera al decreto. Ieri è stata annullata la cabina di regia tra Draghi e la maggioranza. Si attende l'ultimo monitoraggio che a quanto pare dovrebbe certificare il peggioramento della curva epidemiologica.
Il governo è diviso in due blocchi, con Draghi che cerca una sintesi. Da un lato i ministri rigoristi di Pd e Leu, che puntano a misure restrittive immediate, dall'altro il centrodestra che punta a chiusure mirate, basate su due dati: l'aumento dei casi e la sofferenza delle terapie intensive. Da un lato, i ministri Roberto Speranza (Sanità) e Dario Franceschini (Cultura), dall'altro Mariastella Gelmini (Affari regionali) e i leghisti. Anche con i governatori, ieri si è tenuto il vertice governo-Regioni, aggiornato ad oggi, si cerca un punto di caduta. In particolare, sulla facoltà di predisporre le chiusure. Oggi il potere è in capo ai governatori. Nel nuovo decreto la decisione dovrebbe diventare automatica in caso di peggioramento dei dati.
Le chiusure nei weekend sono il terreno dove si registra la più ampia distanza nella maggioranza. L'idea, spinta dai rigoristi, è di trasformare l'Italia nel fine settimana in un'unica zona arancione. Speranza insiste, preoccupato dalle varianti. Ma dovrebbe passare la linea morbida di Fi e Lega: restano anche nel weekend le differenze tra Regioni in base alle fasce (gialla, arancione e rossa). Il fronte rigorista vorrebbe introdurre anche nelle Regioni gialle il divieto di consumare cibi e bevande all'interno di ristoranti, bar, pasticcerie e gelaterie e divieto di uscire dal proprio comune. Ipotesi che non convince. I divieti estesi in fascia gialla potrebbero riguardare solo piazze e parchi. Si ragiona sull'idea di anticipare dalle 22 alle 20 il coprifuoco.
Matteo Salvini si intesta la battaglia: «Per le zone più tranquille, meno colpite dal virus, non è giusto adottare le stesse misure. Alle chiusure per tutti anche dove non c'è pressione ospedaliera dico no e ancora oggi continuo a chiedere riaperture come in Sardegna che è zona bianca, per il Veneto evidentemente no, deve sopportare ancora le chiusure». Trovando la sponda del sottosegretario alla Sanità Pierpaolo Sileri: «Nei prossimi giorni potrà essere necessaria qualche stretta in più dove i contagi corrono di più o per delle giornate in cui il rischio di esposizione può essere maggiore ma bisogna aspettare i dati della cabina di regia. Bisogna però non comunicare all'ultimo momento le variazioni e lasciare il tempo alle persone per organizzarsi: non vi sarà una chiusura dall'oggi al domani, ma ci sarà il tempo per la preparazione».
In maggioranza c'è accordo su un altro punto, che dovrebbe entrare nel decreto, modificando i parametri di attribuzione delle fasce: l'accertamento di 250 casi su 100mila abitanti farà scattare i lockdown locali.
Oggi l'analisi si basa su dati relativi alla settimana precedente, sia per quanto riguarda l'Rt, sia per la tenuta delle strutture sanitarie. Il rischio è di lasciare in fascia gialla aree dove invece l'incidenza del Covid-19 è molto più alta. Per questo si è deciso di adottare criteri più attendibili.
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