Gli ultimi dati diffusi dall'Inps in merito al reddito di cittadinanza sono eloquenti. In effetti, nei primi due mesi del 2023 hanno chiesto questo sussidio circa 90mila persone, contro le oltre 260mila dei due primi mesi dell'anno scorso. Si è registrato, insomma, un calo del 65%, che se dovesse continuare anche nei mesi a venire comporterà un risparmio non da poco per le casse pubbliche. Per giunta, mentre a gennaio le richieste sono state 88 mila, a febbraio poco più di 2mila persone hanno presentato domanda. Com'è noto, il reddito di cittadinanza sarà rottamato il primo gennaio 2024, quando sarà sostituito dalla Mia (misura di inclusione attiva), che si spera possa essere disegnata tenendo conto degli errori del passato. Per il momento bisogna comunque prendere atto, ed è una buona notizia, che non soltanto abbiamo meno richieste di nuovi assegni, ma insieme a ciò diminuisce pure il numero assoluto degli aiuti distribuiti: a luglio 2022 erano ben 1,61 milioni, a gennaio di quest'anno sono scesi a 1,16 milioni e adesso si sono ridotti addirittura a un milione. A questo punto è evidente che le modifiche al reddito di cittadinanza introdotte nell'ultima finanziaria stanno iniziando a dare i loro frutti: anche prima di quanto ci si potesse aspettare.
In effetti, le regole sono mutate su alcuni punti non irrilevanti. Oggi possono avere diritto a 12 mensilità del reddito soltanto le famiglie che includono minorenni, che hanno disabili oppure persone con più di 60 anni di età. Per tutti gli altri beneficiari, che sono meglio in condizione di trovare un'occupazione, il numero massimo di mensilità è sceso a sette. Ancor più importante è il fatto che ora chi è aiutato deve accettare la prima offerta di lavoro. Se non lo fa, il sussidio viene tolto.
Nonostante nei mesi scorsi molti si siano lamentati del varo di queste regole, si tratta di misure di assoluto buonsenso: tanto più che tale istituto avrebbe dovuto aiutare chi non ha un lavoro a trovarlo il prima possibile. Le nuove norme ci permettono poi di cogliere come la misura introdotta dai Cinquestelle con l'obiettivo di eliminare la miseria abbia, nei fatti, creato meccanismi che tendevano proprio a moltiplicare il numero dei poveri e dei disoccupati. Alla fine, il grande popolo del reddito di cittadinanza di sta ridimensionando senza grandi tensioni. Una larga parte della società, infatti, ha compreso che non c'è nulla di sociale nell'incentivare a starsene a casa chi è ancora giovane e può benissimo lavorare: se soltanto lo vuole.
E questo definitivo declino della misura su cui maggiormente i grillini hanno costruito la loro propaganda attesta come quella stagione abbia aggravato una serie di vizi atavici del Paese: non ha aiutato chi era in difficoltà e ha reso ancor più arduo produrre, investire e intraprendere. Ora la speranza è che la tendenza evidente in quelle cifre venga ulteriormente confermata. Ne guadagneremmo tutti.
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