Lo stallo politico potrebbe portare a elezioni anticipate? È una delle tante possibilità sul tavolo per uscire dall'impasse creatasi dopo il ritiro della delegazione di Italia Viva. Il premier Giuseppe Conte e i giallorossi erano convinti di riuscire a formare una nuova maggioranza grazie ai voltagabbana, ma l'operazione responsabili per il momento non ha prodotto gli effetti da loro sperati. La situazione continua a essere instabile e i numeri restano risicati. Per questo la via d'uscita potrebbe essere rappresentata dal giudizio diretto del popolo, anche se in realtà sono diversi gli scenari percorribili prima di arrivare al voto. Sono infatti da attendere le mosse del presidente del Consiglio, che nelle prossime ore potrebbe dimettersi per formare un Conte-ter. A quel punto addio consultazioni elettorali.
Nel Movimento 5 Stelle e Partito democratico in molti sperano che l'avvocato vada a dimettersi prima del voto sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede, per cui al Senato i giallorossi rischiano l'incidente. "Dimettersi è l'unico modo per evitare il bagno di sangue…", sostengono nel M5S e nel Pd. Intanto c'è già una data da cerchiare in rosso. A Palazzo Chigi - tenendo conto del possibile fallimento della nascita di un nuovo esecutivo - hanno fissato sul calendario un giorno ben preciso: domenica 11 aprile. Si tratterebbe di elezioni immediate senza lasciare al Quirinale il tempo per formare un governo elettorale. Una serie di circostanze favorevole per Conte, che gestirebbe la campagna elettorale da premier in carica per l'ordinaria amministrazione. Un vantaggio tutt'altro che indifferente.
I timori del Colle
Dal Colle la pensano in modo diverso e non si fanno problemi ad avanzare più di qualche timore per quanto riguarda lo scenario del voto anticipato. "Votare in aprile sarebbe un azzardo. Vorrebbe dire fare campagna elettorale, cene elettorali, comizi e riunioni durante la terza ondata…", riferisce chi ha avuto modo di sondare gli umori del Quirinale. Evidentemente si preferirebbe dar vita a un governo elettorale per posticipare le elezioni a giugno. Ma chi vuole votare subito a tutti i costi, scrive Marco Antonellis su Affari Italiani, non nasconde le perplessità a riguardo: "Chi ci garantisce che poi si vada veramente a votare a giugno e il governo non vada avanti fino alla fine della legislatura?".
Eppure in questo fine settimana tutti si sono riempiti la bocca del ritorno alle urne. Il ministro Luigi Di Maio sostiene che con il passare del tempo la srada del voto si fa sempre più vicina: "Dobbiamo trovare una soluzione entro 48 ore. Se delle forze politiche si vogliono avvicinare ben venga, altrimenti si scivola verso il voto. Se non si può fare altro allora la parola dovrà tornare ai cittadini". Anche Bruno Tabacci di Centro democratico non ha escluso questa opzione: "Conte deve dimettersi per formare un nuovo governo. E se non ci riesce, si va al voto. Per vincere".
Le parole comunque vanno pesate e contestualizzate.
Evocare le elezioni anticipate è una strategia o rappresenta una reale ipotesi qualora non si riuscisse ad allargare la maggioranza? Pier Ferdinando Casini la vede come una mera tattica politica per tentare di accelerare l'operazione responsabili: "Il tema delle elezioni anticipate viene evocato per spaventare la gente e spingerla a comportamenti di sostegno al governo, però anche i bambini dell’asilo capiscono che oggi il tema non sono le elezioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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