Sicilia, la sinistra va in pezzi. E il Pd accusa i bersaniani

Dem su Micari (in attesa di Alfano), Mdp su Fava. E Pisapia media. Guerini: "Volete il ko". Crocetta si sfila per un seggio

Sicilia, la sinistra va in pezzi. E il Pd accusa i bersaniani

Sotterrato con una manciata di promesse lo spinoso affaire Crocetta - una candidatura a Montecitorio '18 non si nega a nessuno (sempre a patto che l'ex governatore dimostri di avere il robusto 20% che millanta in Sicilia) -, non sono ancora sbocciate rose per Matteo Renzi. Il Pd arranca verso la sconfitta con il proprio candidato Micari, nella speranza che Alfano confermi il patto (forse in nottata l'annuncio definitivo) e porti davvero, anche lui, altre valanghe di voti.

Eppure non basterà, perché il paradosso delle elezioni siciliane si è presentato ieri al Nazareno in tutta la sua insostenibile pesantezza. Precipitano i rapporti tra Campo progressista di Pisapia e Mdp di Bersani-D'Alema; la circostanza, che di per sé farebbe felice Renzi alle Politiche nazionali, alla Regionali siciliane significa certezza della sconfitta. I più vicini a Pisapia, come l'alter ego Tabacci, sono sicuri che Mdp «giochi a perdere»: una specie di catartico atto fondativo che D'Alema considererebbe «imprescindibile» per poi sfidare apertamente Renzi alle politiche, e che potrebbe persino passare per il non voto dei dalemian-bersaniani alla legge di Stabilità (con eventuale crisi di governo e parola fine alla legislatura). Il candidato prescelto dal «Gran vecchio» di Mdp, Claudio Fava, comincerà la propria campagna elettorale proprio assieme a D'Alema, e ieri ha ricevuto l'appoggio dei socialisti di Bobo Craxi, che si aggiunge al sostegno della Sinistra vendoliana. «Vogliono il ko, un centrosinistra senza il Pd - commenterà più tardi il vicesegretario pd Guerini in sostegno a Pisapia -, più che utopia è una sciocchezza».

In questa arzigogolata (come sempre) geografia della sinistra, la rotta di Pisapia sembra quella di una feluca messinese ingoiata dalle correnti dello Stretto. Saltati gli incontri con i capi di Mdp, ieri l'ex sindaco milanese s'è dovuto accontentare di un improvvisato faccia-a-faccia con il giovane Speranza. L'irritazione di Pisapia era palese fin dalla mattinata e mentre Bersani giocava all'ottimismo («Non vedo tensioni»), il volto scurissimo del leader progressista compariva davanti alle telecamere per un angoscioso interrogativo: «Ma il progetto originario di coalizione di centrosinistra, sfidante il Pd, ma di centrosinistra, rimane?». Pisapia confessava di «non condividere» le scelte siciliane, cioè la candidatura Fava, «schema nobile, ma già fallito in passato». Dall'incontro con Speranza usciva così un comunicato di tregua, che minimizzava: «Le attuali diverse valutazioni in Sicilia non incideranno sulla prosecuzione del percorso unitario». Tutto rinviato alla prossima settimana, con Pisapia che cercava una quadra immaginando un ticket Micari-Fava e rinnovando le critiche al Pd, per aver lavorato «a uno schema di alleanze ambigue e innaturali».

Punto dolente il patto con Alfano, che a sua volta sta per portare a un altro sfaldamento in Ap: tre senatori siciliani (Pagano, Mancuso e Torrisi) hanno valigia pronta. Così come Formigoni e Albertini, fermi sull'uscio ad aspettare che Lupi si decida.

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