Professor Sergio Abrignani, sono uscite le registrazioni della riunione del 7 maggio del Comitato tecnico scientifico nato per dare pareri durante la pandemia. Ed emerge che lei è stato l'esperto che più si è opposto all'uso di Astrazeneca per gli under 60.
«È stata una discussione durata 4 ore e ricordo benissimo di avere espresso il mio parere scientifico. Avevo sottolineato che sia AstraZeneca che Johnson&Johnson erano due adenovirus, che inducevano lo stesso tipo di problematica di trombosi trombocitopenica. E i primi risultati di aprile dei decessi emersi lo confermavano».
Eppure tra i giovani anche per la seconda dose è stato utilizzato lo stesso vaccino dopo quella data.
«Il Cts il 7 maggio suggerì al ministero della Salute di non utilizzare al di sotto dei 60 anni e io ho insistito molto su questo punto. Ed ero fortissimamente a favore di somministrare la seconda dose a mRna».
Però, come emerge dalle registrazioni, non è stato ascoltato.
«È facile parlare con il senno del poi. Ma allora c'era grande incertezza e pareri discordanti. Del resto, il vaccino era stato autorizzato da Ema e Aifa per tutte le fasce di età e nel bugiardino era scritto che potevano esserci rari eventi avversi. E così su base volontaria è stato accettato il rischio».
Però in molte regioni sono stati organizzati persino gli open day per sfoltire i magazzini dalle dosi di AstraZeneca.
«A quei tempi i vaccini a mRna arrivavano con il contagocce e c'erano soprattutto i ragazzi che pur di ottenere il green pass per viaggiare o per entrare nei locali non guardavano per il sottile. Certo, gli open day, giudicati oggi, sono stati un errore, perché a causa di uno di quegli eventi ha perso la vita una giovane ragazza ligure vaccinata con AstraZeneca. È terribile quando si parla di una tragedia umana e personale, non è paragonabile a niente altro. E qualsiasi cosa io dica non compenserà mai quella tragedia».
Eppure le sue parole furono profetiche: meglio aspettare l'arrivo dei vaccini a mRna per evitare anche un solo morto per una cosa che può essere ritardata di dieci giorni...
«Il Cts era composto da 10 persone con competenze diverse. Ed è prevalsa l'idea se non c'era certezza che il vaccino facesse male (autorizzato dai 18 anni in su) si poteva somministrare su base volontaria. Ora è facile parlare, ma allora le decisioni venivano prese dal Cts come gruppo anche se ci sono state discussioni anche accese tra di noi».
Non ha mai detto a nessuno io ve lo avevo detto?
«No perché io stimo tantissimo tutti i miei colleghi».
Dalle registrazioni emerge che lei era in tremenda difficoltà. Perché non ha parlato pubblicamente?
«Perché di scienza si parla con gli scienziati.
Sarebbe stato pericolosissimo parlare nel posto sbagliato e le mie parole sarebbero state equivocate. Avrei potuto seminare il panico tra la gente e provocare scetticismo per i vaccini che hanno salvato la vita di milioni di persone».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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