Da Eldorado e sogno di rivincita, la Liguria si sta trasformando in «pantano» per il centrosinistra.
Colpa del caos interno ai Cinque Stelle, delle risse nella coalizione di centrosinistra e - soprattutto, a sentire i dem - dell'inafferrabile segretaria Elly Schlein: «È scomparsa, temporeggia, rinvia ogni decisione. Ma così rischiamo di perdere l'onda», confida un dirigente Pd. È per questo che Andrea Orlando, trascorso senza decisioni l'ultimo weekend «decisivo», ha lanciato al Nazareno il suo ultimatum: «Se entro questa settimana non si chiude sul mio nome, valuterò se ritirare la mia candidatura». Una minaccia in piena regola, perché è chiaro a tutti che un candidato alternativo non è nelle carte, e se l'ex ministro dem si ritirasse Pd e coalizione sarebbero nel caos. Mentre il centrodestra, secondo quanto filtra, è praticamente pronto a mettere in pista il proprio nome: le indiscrezioni puntano sulla centrista Ilaria Cavo, o sul vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi. Un annuncio a breve ribalterebbe la situazione. Se Orlando alza la voce è per spingere la segretaria dem a decidere: ha già dato a fine luglio il suo ok ufficioso alla candidatura, ma ora deve ufficializzarla, richiamando all'ordine il centrosinistra. Dove invece ognuno va sempre più per conto suo: i 5Stelle di Conte usano l'impasse dem per mettersi di traverso e buttare in pista un proprio candidato (il senatore Pirondini) per alzare il prezzo e chiedere contropartite. La sinistra di Avs ha messo il veto sull'ingresso di Matteo Renzi nel campo largo: «Sta con la destra a Genova». Renzi, a sua volta, non è certo entusiasta della candidatura Orlando, ma sa che i suoi voti centristi sono indispensabili per vincere e temporeggia, lasciando a Elly l'ingrato compito di decidere.
Ad aumentare l'ansia dell'aspirante candidato e del Pd ligure c'è il problema dei tempi: nelle ultime settimane era avanzata l'ipotesi dell' «election day» a novembre, con tutte le tre regioni in ballo (oltre alla Liguria anche Umbria e Emilia Romagna) al voto insieme. Invece il governo frena: «La Liguria deve votare per forza entro ottobre per ragioni statutarie», filtra dal Viminale. Una scelta tutta politica, controbattono dal centrosinistra: «Se la maggioranza è, come sembra, prossima a chiudere sul suo candidato, a loro conviene accelerare e prenderci in contropiede fissando il voto a fine ottobre». Tanto più che il processo a Giovanni Toti inizierà appunto a novembre, con tutta l'attenzione mediatica e i riflettori puntati sul caso: molto meglio anticipare. Anche perché, come confidano anche nel Pd, «il risultato ligure è tutt'altro che scritto: il centrodestra è ben radicato, viene da anni di governo e se azzeccano candidato e campagna elettorale possono farcela».
Un problema che il candidato «in pectore» (che è in pectore fin da inizio maggio) aveva già da giorni posto ai suoi compagni
di partito: «Guardate che la Liguria non la abbiamo in tasca», aveva avvertito Orlando. «Se non prendiamo una decisione e partiamo con la campagna elettorale ufficiale, rischiamo di perdere tutto il vantaggio che avevamo»
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