Slogan, "meme" e istruzioni ai candidati. Ma il leader non convince neppure loro

Letta ha provato a dare al Pd una strategia comunicativa con riunioni giornaliere a distanza. Ma a collegarsi sono in pochi

Slogan, "meme" e istruzioni ai candidati. Ma il leader non convince neppure loro

Gli «offensive points» in cinquanta sintetiche schede per smontare gli argomenti degli avversari. L'appuntamento ogni mattina in diretta su Zoom per dettare il menù politico del giorno ai candidati, con Enrico Letta nelle vesti di coach. Le clip, i meme e gli slogan da far girare sui social.

Lo sforzo organizzativo del Nazareno per dare una regia unitaria alle ultime settimane di campagna elettorale è stato ingente, e ha puntato sugli strumenti di propaganda politica considerati più all'avanguardia. Il portale ad uso interno dei candidati, soprannominato «la Bussola», cui i singoli partecipanti accedono con la propria password, è stato ideato la scorsa primavera, durante un summit dei responsabili comunicazione dei partiti socialisti europei a Monaco di Baviera. La caduta del governo Draghi, che ha precipitato il paese al voto anticipato ha costretto la segreteria dem ad accelerarne la messa in opera. Da allora, Enrico Letta non ha quasi mai mancato l'appuntamento quotidiano via Zoom con le sue truppe, per individuare il «messaggio» del giorno e cercare di dettare l'agenda. Martedì si parlava di cultura, e Letta ha raccontato di essere a Pompei con Dario Franceschini: «Abbiamo fatto la coda e pagato il biglietto assieme a un gruppo di turisti americani». Ieri l'agenda segnalava: «Programma economico e questione sociale». La «pillola» quotidiana da diffondere era così illustrata: «Nel primo Consiglio dei ministri dopo il voto noi imposteremmo subito la legge di bilancio puntando su una priorità: l'abbassamento delle tasse sul lavoro». Poi l'indicazione: «Il nostro è un programma concreto e preciso che porta l'Italia in avanti. Quello di Meloni e Salvini no: va ripetuto, sottolineando che la svolta a destra ci metterebbe all'angolo in Ue». Poi l'appello alla mobilitazione finale per il comizio di chiusura, previsto domani pomeriggio a Piazza del Popolo: «Forza, vi aspetto tutti a Roma. Dobbiamo essere tantissimi, è fondamentale trasmettere nell'ultimo giorno di campagna elettorale l'effetto di una piazza piena, mentre altri non le riempiono».

Ma quanto ha funzionato l'impegno del leader Pd a motivare e unificare la truppa dei candidati? Il verdetto finale lo daranno le urne, ma il clima interno non è dei migliori. C'è la percezione del rischio di una sconfitta pesante, il malessere crescente contro il trattamento privilegiato di alcuni candidati e correnti a discapito di altri, le critiche sotterranee ad una linea troppo sbilanciata a sinistra, all'inseguimento del populismo sempre più smaccato di M5s, al progressivo allontanamento dall'agenda Draghi proprio mentre la leadership internazionale di Draghi si afferma clamorosamente. Così la partecipazione a quelle che qualche esponente Pd ha ribattezzato «le Lodi mattutine» è progressivamente scemata.

«Su 200 persone siamo tra i 30 e i 60 a collegarci», dice una parlamentare uscente. «Io non ci sono mai andata, a quell'ora sono in giro a fare campagna», si smarca una dirigente. Mentre un membro del governo confida: «Io mando la mia collaboratrice che poi mi fa la sintesi».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica