Sembrava davvero troppo. Anche il clamoroso (ma poi smentito) colpo di scena di un Pd che si sfilava per lasciare Draghi al centrodestra, sembrava troppo. Sembrava il regalo del secolo. Anche senza questo «regalo», però, l'umore tra i parlamentari di Forza Italia è alto. La soluzione scelta da Mattarella va nella direzione immaginata proprio da Silvio Berlusconi, che è stato tra i primi a fare il nome di Draghi. Come è stato il primo a immaginare un «governo dei migliori» per gestire l'emergenza sanitaria e la programmazione degli investimenti del Recovery plan.
Prima della costruzione di un programma politico del prossimo governo, però, gli azzurri si confrontano con una vittoria politica che li ricompatta. Anche la scelta con gli alleati di andare in ordine sparso alle consultazioni con l'ex governatore della Bce dimostra una ritrovata centralità del ruolo di Forza Italia come forza moderata, finalmente uscita dall'ombra dei partiti sovranisti. Soprattutto ora che Salvini si è riconvertito a una sufficiente sensibilità europea. Inibendo, tra l'altro, quelle forze centrifughe che hanno minacciato di togliere dal gruppo degli azzurri un nutrito drappello di centristi «responsabili».
Ma soprattutto a infondere di ottimismo l'ambiente degli azzurri è il fatto che le prime indiscrezioni suggeriscono una stretta simiglianza tra le proposte economiche avanzate in questi ultimi anni da Forza Italia e il percorso immaginato dallo stesso Draghi per portare il Paese fuori da questa impasse. Investimenti, mercato e competenze. Sembra sia la linea di Draghi ed è da sempre quella di Berlusconi che, come suggerisce il numero due del partito Antonio Tajani, servirà per riscrivere completamente il progetto di sfruttamento del Recovery fund. «Quello elaborato dal governo Conte - spiega Tajani - va riscritto perché non è all'altezza della situazione: l'ha detto lo stesso commissario europeo Gentiloni. Non c'è molto per il Sud, non c'è nulla per Roma, non c'è per quanto riguarda le riforme indispensabili per accompagnare il progetto da presentare. Senza una visione complessiva del Paese, senza piani per riformare fisco, giustizia e pubblica amministrazioni, i soldi non arriveranno». E questa riscrittura oggi, spiegano gli azzurri, è più facile non solo perché il progetto sarà gestito da una persona di assoluta competenza come Draghi, ma anche perché, come ricorda Giorgio Mulè, è necessario «che le forze politiche accantonino i propri totem ideologici e si mettano a disposizione di un presidente del Consiglio chiamato a fare una sintesi di progetti e idee per il bene solo ed esclusivo del Paese».
«La centralità di Forza Italia in questa fase - commenta il deputato Alessandro Cattaneo - dimostra che non vale più la deleteria tesi dell'uno vale uno. È l'ora delle competenze, finalmente, come abbiamo sempre chiesto». È insomma la rivincita dei valori liberali, garantisti ed europeisti, spiega l'ex sindaco di Pavia reduce dalla presentazione, a Cagliari, di un corso di formazione politica (su Zoom) cui hanno aderito in duecento. «Un grande successo - commenta a proposito della scuola lo stesso Cattaneo -.
Vogliamo coinvolgere quelle persone che si identificano nei nostri valori: quelli liberali, garantisti, che affondano le radici nella migliore e autentica tradizione europea. Mettiamo a disposizione la nostra esperienza maturata nei territori come sindaci, consiglieri e parlamentari, a cominciare da un vero e proprio manuale per essere ottimi amministratori locali».
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