Quella solidarietà ipocrita nei confronti di Salvini

Da Ncd al Pd, passando per grillini e Sel: più che difendere Salvini dai ripetuti attacchi dei fascisti rossi, i suoi oppositori colgono l'occasione per attaccarlo nuovamente

Quella solidarietà ipocrita nei confronti di Salvini

Solidarietà ipocrita. Condanne di circostanza. Libertà di espressione difesa a corrente alternata. Poco importa se ormai ogni comizio pubblico di Matteo Salvini sia accompagnato dalle proteste, dal lancio di uova e di bottiglie, dagli sputi di antagonisti e centri sociali. Neanche il sasso - fortunatamente schivato e prontamente immortalato dal leader della Lega Nord - scagliato sul palco di Viareggio ha fatto vacillare le tesi pregiudiziali degli avversari politici del segretario del Carroccio. Perché è lui il pomo della discordia, è il suo messaggio a essere violento. Non sono i contestatori.

E così non stupisce che non ci siano appelli di intellettuali o campagne stampe contro il bavaglio. E non stupiscono nemmeno le dichiarazioni di esponenti del governo o dei politici che mal celano una difficoltà palese nel dover in qualche modo esprimere solidarietà nei confronti di Salvini. Una solidarietà ipocrita, appunto. Condizionata, subordinata o preceduta da prese di distanza.

Come quella del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che ha dichiarato: "Nonostante il mio noto dissenso dalle sue parole, mi impegnerò sempre al massimo per il suo diritto a dire ciò che ritiene di dire". Ma cosa c'entra la battaglia poltica tra Ncd e Lega con le questioni di ordine pubblico? Non è dato sapere. Peggiori poi sono le dichiarazioni di facciata, come quella del premier Matteo Renzi, che più che dichiarare si è limitato come al solito a twittare, anzi a retwittare un cinguettio di Emanuele Fiano, responsabile Riforme Istituzionali e Sicurezza del Pd che recitava così: "Condanniamo le aggressioni a Salvini senza esitazione. La nostra opposizione alle idee della Lega è totale, ma anche quella alla violenza". Anche in questo caso c'è però la precisazione politica, quel distinguo imprescindibile senza cui sarebbe inaudito esternare la propria solidarietà a un politico la cui auto viene assaltata dai centri sociali.

Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, invece ha dato il meglio di sé tenendo a precisare che "Salvini è un provocatore, è un incendiario, cerca la provocazione volutamente. Propone soluzioni assurde a problemi reali. Attizza l’odio e la violenza. Bisogna stare attenti a non cadere nelle provocazioni. Ha diritto di parlare, ma anche noi abbiamo diritto di richiamarlo al senso di responsabilità e abbiamo anche il diritto di combatterlo pacificamente, perché chi attizza odio e violenza deve essere combattuto dalle forze democratiche".

Sulla stessa scia Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del Nuovo Centrodestra: "Almeno in una esternazione ogni venti, tuttavia dovrebbe ricordarsi di ringraziare le forze dell'ordine che proteggono i suoi tour e chi volterianamente, pur non condividendo una sillaba delle castronerie che dice, si adopera per far sì che Salvini possa dirle".

Dello stesso tenore le dichiarazioni della senatrice di Sel Alessia Petraglia: "Ancora una volta Salvini riesce a far notizia per gli scontri e per le sue continue provocazioni. La violenza è da condannare senza esitazione, ma non meno gravi sono i temi che ogni giorno la Lega agita parlando agli istinti più bassi delle persone, svilendo questioni importanti e facendo della xenofobia il proprio marchio di fabbrica. Siamo rammaricati per gli incidenti e facciamo gli auguri di pronta guarigione ai manifestanti feriti".

Più caustico il comunista Paolo Ferrero: "Le armi sono come i libri: se le hai in casa le usi. Noi comunisti siamo per i libri, la Lega di Salvini per le armi. A loro non interessa dei morti ammazzati, a loro interessa raccattare voti agitando la paura e cercando di trasformarla in psicosi. Come fecero i nazisti #bastasalvini".

Insomma, più che difendere Salvini dallo stillicidio quotidiano e dai ripetuti attacchi dei fascisti rossi, i suoi oppositori sembra abbiano colto l'occasione per attaccarlo nuovamente, come se in fondo se la fosse cercata. Che poi altro non è che la tesi del grillino Giacomo Giannarelli, candidato presidente alla Regione Toscana: "Chi semina odio, raccoglie tempesta". Amen.

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