E come ti sbagli: non c'era candidatura più logica e prevedibile di quella di Silvio Berlusconi al Quirinale. Se poi si affermerà o no, lo si vedrà in Parlamento, ma il nome di Berlusconi è da molto tempo sulle bocche di tutti coloro che capiscono di politica. E per motivi politici che vanno dalla opportunità di chiudere la infausta Guerra dei trent'anni contro gli elettori liberali che si sono riconosciuti in Berlusconi e che si sono visti confiscare il loro rappresentante con un numero scandaloso di processi finiti male, salvo uno su cui la Corte di Strasburgo attende chiarimenti. E poi per la priorità di far concludere a Mario Draghi il lavoro di cui è garante davanti all'Europa (una garanzia appoggiata proprio da Berlusconi), per non dire della attesa e dilagante autocritica tantissimi uomini del Pd, come Romano Prodi, tutti consapevoli dell'ingiusta offesa che è stata inferta per decenni al cittadino Berlusconi e a tutti coloro che lo hanno votato e si sono visti scippare la loro delega. Abbiamo appreso non soltanto da Palamara, ma anche da altri magistrati di come funzionasse la micidiale macchina ammazza-Berlusconi e come siano cadute nell'imbarazzante ridicolo tutte le sciagurate accuse lanciate da un gruppo di esperti di terrorismo mediatico, responsabili di aver alimentato un forsennato e ottuso linciaggio. Qualcuno li avverta: la guerra è finita. Anche in Europa se ne sono accorti da tempo.
Che cosa vediamo oggi da parte di quello stesso gruppo, mentre la candidatura del presidente di Forza Italia si fa più concreta? Non reazioni politiche, ma il solito linguaggio razzista e il solito sarcasmo datato dei tempi più bui. Si distinguono come al solito Domani e il Fatto che, a corto di qualsiasi argomento politico lasciamo stare ideologico - tentano come i vecchi madonnari con i gessi sul marciapiede, di dipingere la candidatura di Berlusconi come un mercato delle vacche, in cui il loro odiato nemico tenterebbe di acquistare grandi, medi e piccoli elettori un tanto al chilo. Dev'essere, la loro, una forma mentis, un caso psichiatrico, ma tant'è. Lo fanno per automatismo e contando sulla corta memoria dei loro stessi lettori: è recente fra le altre la notizia di Cesa e poi accusato di inesistenti reati mafiosi per non aver consentito a dare la fiducia al terzo governo Conte.
Sono articoli scritti con il fiele, simulando il reportage dietro le quinte che non c'è e usando lo stesso identico linguaggio che ha portato finora solo danni gravi come il populismo che ha fatto solo del male al Paese e a loro stessi.
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