Il sollievo di Nordio. "Le intercettazioni avevano raggiunto livelli di barbarie"

Il Guardasigilli: "Questo è un primo passo, l'obiettivo sarà cambiare la Costituzione". Conte attacca: "Impunità in nome del Cav". E la Schlein: "Meloni procede a spallate"

Il sollievo di Nordio. "Le intercettazioni avevano raggiunto livelli di barbarie"
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Nella sala stampa di Palazzo Chigi, tornata a disposizione dell'esecutivo e dei giornalisti dopo i lavori durati due anni, molto ruota attorno a Carlo Nordio, ministro della Giustizia, e protagonista del giorno. Prima d'illustrare i contenuti approvati in Cdm, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ricordato la figura di Silvio Berlusconi, rimarcando come il Cdm abbia voluto onorare la figura del fondatore del centrodestra. E Berlusconi voleva la riforma della Giustizia in senso garantista, un caposaldo del programma elettorale della coalizione. «Giustizia giusta per ogni cittadino. Sarebbe soddisfatto se potesse essere qui ad ascoltare le parole del ministro Nordio», ha chiosato Tajani, citando l'ex leader azzurro. Il tratto segnante della novità normativa è dunque il garantismo. Il Guardasigilli aveva già esposto l'orientamento del testo a SkyTg24, nel corso di un'intervista mattutina. «Quel che è patologico in Italia è che molto spesso la politica abbia ceduto alle pressioni della magistratura sulla formazione delle leggi. Non è ammissibile, il magistrato non può criticare le leggi come il politico non può criticare le sentenze. È un principio elementare della divisione dei poteri», aveva detto. Un principio declinato nel pratico con le misure. Il ddl Giustizia è stato approvato all'unanimità. Nordio, dopo essersi detto commosso per la scompara del Cav, ha spiegato come il lavoro a queste novità duri ormai da sei mesi. «L'unico rammarico è che una persona di grande spessore politico, che ha segnato la storia del Paese, non abbia potuto assistere al primo de tanti passaggi che avremo per realizzare quella che lui chiamava giustizia giusta», ha fatto presente il Guardasigilli. «Il reato d'abuso d'ufficio viene abrogato e viene eliminata la cosiddetta paura della firma», ha premesso Nordio, che poi ha spiegato come sulle intercettazioni si sia intervenuto soprattutto per la «tutela del terzo». «La normativa che abbiamo introdotto impedisce la pubblicazione di chi viene citato durante queste intercettazioni», ha spiegato. Per Nordio, l'abuso attuale delle intercettazioni, è definibile un «imbarbarimento». E sulla custodia cautelare interverrà un «organo collegiale». Perché il «carcere dev'essere l'eccezione dell'eccezione». Poi il capo di Dicastero si sofferma sull'aumento dei magistrati. E in contemporanea sull'accelerazione dei concorsi ottenuta attraverso una norma specifica. Freno anche alla «condanna anticipata» che deriva dalle notizie riguardanti gli avvisi di garanzia diffuse a mezzo stampa. E ancora limitazione dei poteri del Pm per quel che riguarda «le sentenze di assoluzione». «Se una persona è già stata assolta in un processo, è irrazionale che il pm possa appellare», ha continuato il ministro della Giustizia. «Abbiamo limitato questa possibilità di appello, con paletti e limiti precedenti che abbiamo rispettato». «Cambieremo anche la Costituzione», ha promesso.

L'impianto della riforma andrà ora alle Camere, che per Nordio dovranno valutare «senza emotività». All'opposizione, come si sa, la riforma Nordio non piace. E la giornata di ieri è stata utile, a Schlein e compagni, per ribadire il loro pensiero. «Non c'è momento più sbagliato che cogliere la morte di Berlusconi per portare avanti riforme a spallate», ha attaccato la segretaria del Pd. Conte, sul tema, non ha voluto segnare le distanze dalla dem, anzi.

«Dalle anticipazioni ricaviamo che la riforma introdurrà nuovi spazi di impunità, indebolendo i presidi contro la corruzione, oltre a colpire il diritto all'informazione», ha dichiarato il leader del Movimento 5 Stelle. La riforma promuoverebbe l'«impunità» e questa promozione sarebbe stata programma «in omaggio al Cav», secondo il pensiero contiano. Ora tocca al Parlamento. Le basi della riforma garantista sono in viaggio.

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