La sorellina cerca la sua principessa guerriera

Dalila, 4 anni, non sa che Desirée è morta. La madre disperata: "Ora voglio giustizia"

La sorellina cerca la sua principessa guerriera

Roma - «Nata principessa, cresciuta guerriera, un angelo bianco con l'anima nera». Desirée Mariottini, sedici anni, era luci e ombre. Una ragazzina come tante, piena di progetti, che inseguiva il sogno di frequentare l'istituto d'Arte, stufa di fare la spola tra Cisterna e Latina e studiare all'agrario. Ma all'improvviso è inciampata nell'abisso della droga.

Ed è caduta giù, sempre più giù, senza riuscire a riemergere, schiacciata da un'adolescenza difficile e dal peso delle discussioni tra i genitori, spesso in contrasto. Il papà Gianluca Zuncheddu, che aveva una nuova compagna, era anche stato denunciato per stalking.

Ma quando i genitori avevano scoperto che Desirée usava droga, si erano alleati e l'avevano seguita più di una volta, preoccupati per le cattive compagnie con cui l'avevano vista in giro. Il padre l'aveva anche riportata a casa, dandole due schiaffoni, e la sedicenne era arrivata a segnalarlo in commissariato. Si era fatta convincere a fumare uno spinello, poi un altro e aveva proseguito sulla strada sbagliata, tanto che la mamma, Barbara Mariottini, aveva anche chiesto aiuto ai servizi sociali.

Desirée, però, dopo la separazione dei suoi genitori era cambiata molto, moltissimo. Era stata affidata alla nonna Patrizia, dirigente del tribunale di Latina e al marito Ottavio. Proprio alla donna il giorno prima di morire aveva mentito. «Mi ha detto che andava da un'amica, mi sono un po' arrabbiata perché lo scoprivo solo in quel momento - racconta la signora Patrizia - E mi sono inquietata perché non usava il suo cellulare. Non potevo immaginare che sarebbe successa questa tragedia».

Invece la fragilità ha portato di nuovo Desirée nello stabile abbandonato di San Lorenzo, porto franco per tossici e spacciatori. Qui negli ultimi tempi si concedeva, in cambio della droga. E proprio per spaccio di Rivotril e hashish era stata segnalata tre settimane fa. Due coetanee avevano raccontato che era stata lei a cedere loro il fumo, ma la sedicenne alla fine ne era uscita pulita, perché non erano stati trovati riscontri alle accuse.

Chiara, una amica, dice di averla accompagnata due volte nei pressi dello stabile dove ha trovato la morte, perché intendeva recuperare il cellulare che aveva ceduto ai «ragazzi di San Lorenzo». La mamma di Desirée continuava infatti a chiedere che fine avesse fatto lo smartphone ed era arrabbiatissima.

E anche quella tragica notte Desirée ha cercato Chiara, che non ha risposto. «Magari l'avrei salvata», si dispera ora. La sorellina, Dalila, di 4 anni, non sa che la primogenita non tornerà più. Mamma Barbara, invece, non riesce ad accettarlo. «Sono distrutta, straziata, speravo mi riportassero Desi - dice rapita dal dolore -.

Non sapevamo che Desi frequentasse Roma, sapevamo che andava a Sezze oltre che avere amici a Cisterna. Non riusciamo a capire ancora come sia arrivata a Roma e in quel posto. Ora voglio giustizia per Desirée, voglio che questa tragedia non accada ad altre ragazze».

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