Sos bombole d'ossigeno: Arcuri in ritardo di due mesi

Da Asti a Napoli, è emergenza ossigeno. Le bombole non si trovano nelle farmacie, da cui arrivano appelli disperati a riportare indietro quelle vuote.

Sos bombole d'ossigeno: Arcuri in ritardo di due mesi

Da Asti a Napoli, è emergenza ossigeno. Le bombole non si trovano nelle farmacie, da cui arrivano appelli disperati a riportare indietro quelle vuote. E disperati sono i familiari di persone positive al Covid che non le trovano. In Campania si è mossa la Guardia Costiera che insieme con la Protezione civile ha raccolto i contenitori di ossigeno dei centri sub del territorio. Trenta bombole sono state recuperate e affidate alla Croce rossa locale. «Riceviamo ogni giorno richieste. Le persone hanno bisogno di ossigeno e non sanno come fare - dicono dalla Cri di Napoli -. Soprattutto nelle fasce orarie serali, che sono quelle in cui peggiorano le condizioni». Non bastano le cinquemila distribuite finora a Napoli e provincia. E non bastano le ripetute richieste dei farmacisti a riportare indietro quelle utilizzate. Il problema però non è solo questo, ragionano gli esperti. Anche nella prima ondata la forte domanda di ossigeno aveva reso quasi impossibile reperire bombole a domicilio. È arrivata poi la seconda ondata e la domanda di bombole «è aumentata mostruosamente, fino al 400 per cento», ha detto Riccardo Maria Iorio, presidente di Federfarma Napoli. «Nelle fasi più critiche dell'emergenza - ha spiegato l'Agenzia del Farmaco (Aifa) - al crescere della domanda di ossigeno si assiste in parallelo a un aumento esponenziale della domanda di dispositivi medici come le bombole. Una potenziale criticità perché non è possibile né prevedibile aumentarne significativamente la disponibilità in tempi brevi». Già, perché per produrre stock di bombole ci vogliono almeno due mesi. Si poteva programmare prima un potenziamento delle forniture? Si poteva arrivare alla seconda ondata della pandemia con più bombole a disposizione prevedendo un aumento dei contagi e delle terapie domiciliari?

Una delle due aziende che in Italia le producono rivela che dopo la prima ondata gli ordini si sono fermati. Solo pochi giorni fa, in piena emergenza, la Faber di Cividale del Friuli è stata contattata dagli uffici del commissario Arcuri. «Invitalia ci ha chiamato venerdì per un primo confronto ma i nostri tempi di consegna sono di circa due o tre mesi. La situazione è in parte compromessa», ha detto Giovanni Toffolutti, amministratore delegato. «I tempi per la programmazione c'erano, ma da mesi, dopo l'infiammata tra marzo e aprile 2020, gli ordini per fornitura di bombole per ossigeno medicale si sono interrotti. I nostri collaboratori si sono spesi in tre turni, giorno e notte nella prima ondata e sarebbero pronti a rifarlo per risolvere questa situazione per quanto possibile alla luce dell'infezione e delle prossime festività, sollevando molte persone dall'angoscia di non poter ricevere ossigeno a domicilio e ciò non unicamente riferito ai malati Covid.

Per questi motivi, di fronte alla nuova emergenza aggravata dalla segnalazione di improbabili vendite di bombole, e soprattutto dato che l'ossigeno è un farmaco, di pericolose ricariche eseguite attraverso canali illegali che mettono a rischio le persone, abbiamo voluto evidenziare questa anomalia». Nessun ordinativo però è ancora stato inviato dalla struttura commissariale. «In ogni caso ci sono dei tempi. Se ce le ordinassero adesso, arriverebbero a gennaio».

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