Centinaia di pagine da leggere e rileggere. Mozioni, interpellanze, leggi, proposte, emendamenti, decreti: l'attività del parlamentare può provocare, alla lunga, problemi alla vista. Miopia, stanchezza, abbassamento dei gradi. E anche la rivoluzione digitale non aiuta. Dai fascicoli cartacei si passa a quelli digitali: cambia poco. Praticamente nulla. Ore e ore davanti a pc e tablet a sfogliare atti.
La vista degli onorevoli è messa a dura prova nelle ore trascorse in Parlamento. Sembrerebbe questa la ragione per la quale sono inserite nelle spese sanitarie rimborsate anche quelle effettuate dall'ottico di fiducia.
Lenti a contatto, visita dall'oculista e test visivi: paga la Camera dei Deputati. Il plafond messo a disposizione dei 400 deputati parte da un minimo di 1 euro ad un massimale di 300 euro. La somma va calcolata e spesa entro il 31 dicembre di ogni anno. Ovviamente il rimborso dovrebbe valere solo per lenti a contatto o per occhiali utilizzati contro l'abbassamento della vista. Ma c'è chi chiude un «occhio». E si porta a casa occhiali da sole di ultima generazione. Il furbetto non manca mai. Però non sarebbe consentito.
Sia chiaro, il rimborso è facoltativo. Si può rifiutare. Un deputato che vuole restare anonimo spiega il meccanismo: «Ogni mese viene trattenuta dalla nostra busta paga una somma di 526 euro per la copertura dell'assicurazione sanitaria. Si tratta di una assicurazione obbligatoria con la quale possiamo usufruire di un rimborso al 90 % di tutte le spese sanitarie effettuate dal parlamentare e dai suoi familiari».
In sintesi: è lo stesso fondo che ha permesso ai tempi del covid ai deputati di avere anche 10 tamponi al giorno gratis. Oltre il rimborso delle spese sanitarie ci sono poi alcuni plafond: somme di denaro da utilizzare per acquisti vari. Tra cui il bonus occhiali di 300 euro che va consumato entro il 31 dicembre. Anche quest'anno, nonostante la legislatura fosse cominciata ad ottobre. I nuovi onorevoli quasi spiazzati: «Non ne sapevamo nulla». E così è scattata la ressa. Il plafond può essere speso dall'ottico convenzionato con la Camera a pochi passi da Montecitorio oppure da quello di fiducia. Salvo poi presentare regolare fattura per ottenerne il rimborso. Ma chi ha aderito? La fonte non ha dubbi: «C'era la fila dall'ottico, tutti». Al Giornale però i deputati dribblano. Sembra quasi che sia un rimborso sconosciuto. Eppure figura tra le spese rimborsate.
Michele Gubitosa del M5s: «Non rilascio dichiarazioni su questo tema. Non ne so nulla». Tra i peones Marco Sarracino del Pd: «Ho i miei occhiali da due anni». Francesco Emilio Borrelli dei Verdi: «Ho una vista di ferro, spero di non aver mai bisogno di alcun rimborso. Non ho mai avuto bisogno dell'ottico negli ultimi anni». Enrico Costa del Terzo Polo: «Sono impegnato non ho tempo per rispondere oggi». L'altro Costa (Sergio), grillino e vicepresidente della Camera, è anche lui impegnato. Il leghista Claudio Borghi, deputato nella passata legislatura e oggi senatore, si sofferma: «Non so. Tutte le spese mediche le porto all'assicurazione ma me ne perdo sempre qualcuna per strada perché mi dimentico. Se potessi rinunciare alla copertura assicurativa obbligatoria del parlamento lo farei».
E poi spiega: «Se sei disoccupato ti sembrano privilegi. Io ero dirigente e non c'è paragone. La banca mi pagava l'auto, la benzina la segretaria, carta di credito aziendale, dentista». Ottimo suggerimento: c'è sempre tempo per allargare l'elenco dei benefit.
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