Gli sproloqui di Marino sulla "Roma a colori" (che solo lui vede)

Secondo Marino, "a Milano si trovano le capacità imprenditoriali mentre Roma è più attenta ai problemi culturali, artistici e turistici". Ma i fatti, come sempre, lo smentiscono

Gli sproloqui di Marino sulla "Roma a colori" (che solo lui vede)

"La Capitale non si discute". Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, nell'intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, ha deciso di vestire i panni di un ultras qualunque e, al grido di "Roma nun se discute, se ama", è inciampato, anche con una certa fierezza, in sproloqui trionfalistici e mezze verità.

Ma andiamo per ordine. Secondo Marino, il super-uomo senza meriti, "a Milano si trovano le capacità imprenditoriali mentre Roma è più attenta ai problemi culturali, artistici e turistici". Forse il sindaco della Capitale, troppo impegnato a trovare un divieto di sosta o un parcheggio "privileggiato" per la sua Panda rossa, ha perso la memoria.

La verità è che la Cultura a Roma muore ogni giorno. Ad ogni temporale, dei 19 chilometri delle mura aureliane, ne frana sempre un pezzo. E il cinema? L'industria che dava lavoro a 250 mila persona, come scrive Francesco Merlo, su cui Roma si è strutturata e cresciuta, è in agonia. Chiusi gli studi di Cinecittà, cancellate "Le Notti di Cinema" a Piazza Vittorio. Ciò che resta è una facciata, il red carpet del tristissimo Festival del cinema di Roma voluto da Walter Veltroni, proprio in questi giorni impegnato col suo film.

E l'elenco del crac culturale e turistico di Roma, sarebbe tendente ad infinito. Comunque, citando Merlo, bisogna ricordare anche: "Lo stupendo museo della Civiltà Romana, all’Eur, un’eccellenza mondiale di plastici e ricostruzioni, chiuso." Abbandonato alla morte anche il Planetario. "E ci sono musei mai esistiti, scatoloni di oggetti come il "museo" degli strumenti medicali che giace in un sotterraneo della Sapienza (nessuno sa dove), e il museo del giocattolo che Veltroni acquistò per 4 milioni e mezzo da un collezionista danese e fu stipato in un capannone di Perugia."

Per non parlare di restauri, manutenzione, politiche comunali inesistenti ed investimenti pubblici fantasma. Eppure per il "borderline" sindaco Marino, "Roma è fuori dal tunnel" e "Tutto è cambiato: era una città in bianco e nero ed ora ha i colori". L'incapacità di percepire la realtà per come si manifesta, è una patologia e, forse, il primo cittadino ne è affetto.

Perché Roma è davvero meravigliosa ma per meriti propri. Diciamo che si è fatta da sola, senza l'aiuto di nessuno. Basta chiedere ai romani che, di colori, ne vedono davvero pochi. La Capitale, infatti, è una città senza bianco e con molto nero.

Nero come gli affari sommersi che la tengono in piedi da decenni; nera come i livelli d'inquinamento; nera come la torbida gestione delle "bancarellopoli" su tutti i marciapiedi della città; nera come la maglia della sanità; nera come le serate di ribellione ed intolleranza nella periferie della città; nera come le notti dei senzatetto che dormono, in un surreale tappeto umano, alla stazione Termini o nello spazio tra un pilastro e l'altro del sottopassaggio di via Giolitti; nera come i fondi delle Grandi Opere, nera come la giornata che ti tocca se prendi i mezzi pubblici per spostarti in città.

Ma, soprattutto, nera come l'incazzatura quotidiana di ogni romano che in un luogo abbandonato e votato all'anarchia, ci deve vivere. Anzi, sopravvivere.

Di bianco? C'è solo "La Notte". Anche quella, però, sempre in bilico.

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