Strage di Erba, un mese per decidere

Il sostituto Tarfusser contro i pm di Como: "Esterrefatto dagli interrogatori"

Olindo Romano e Rosa Bazzi durante uno dei processi
Olindo Romano e Rosa Bazzi durante uno dei processi

Ci vorrà almeno un mese prima che, secondo ambienti giudiziari milanesi, il Pg di Milano Francesca Nanni e l'avvocato generale Lucilla Tontodonati decidano se inviare o meno alla Corte d'Appello di Brescia la richiesta di revisione del processo sulla Strage di Erba firmata dal sostituto Cuno Tarfusser e rivelato dall'Adnkronos. Al Giornale risulta invece che un suo diniego non implicherebbe la mancata trasmissione.

Nella richiesta di revisione un ruolo centrale ce l'hanno le famigerate confessioni, «infarcite di errori e discrepanze», in cui «tra il 50 e il 70% degli elementi della scena del crimine vengono sbagliati» secondo i 12 professori universitari - esperti di rilievo a livello internazionale nei settori della psicologia, psichiatria e neurologia - a cui si è rivolta la difesa della coppia e le cui conclusioni, raccolte in due corpose consulenze di quasi mille pagine, sono condivise dal sostituto procuratore di Milano. Sono piene di passaggi surreali e così deliranti che in appello non furono più considerate «dettagliatissime» come a Como, ma piene di errori e mischiate al falso, perché, scrissero i giudici, Olindo e Rosa volevano tenersi aperta una finestra per la ritrattazione. Una cosa mai sentita prima. C'è Rosa che chiede ai pm «è giusto?», Olindo che, stanco di sbagliare, sbotta: «Metta quello che vuole». Rosa che alla lettura della versione di Olindo replica: «È quella vera». Il suo avvocato Pietro Troiano che la corregge: «No... Non è la sua versione vera, che ha rilasciato la seconda volta». E lei: «Perché la seconda volta è diversa?». Già. La mente torna a fine 2008 quando il pm di Como Massimo Astori, nella sua requisitoria al processo, se la prende con il nostro libro Il grande abbaglio, in cui avevamo scritto che a Rosa erano state riferite tutte le dichiarazioni confessorie del marito: «È una gigantesca calunnia, Bazzi sente la prima parte. Per qualcuno sarebbe stato tutto un grande abbaglio, come fossimo sprovveduti e non rispettassimo la prima regola degli interrogatori: non suggerire le risposte». A verbale invece si parla chiaramente di ascolto «integrale» della versione di Olindo da parte di Rosa.

Alla coppia furono mostrate poi le foto della strage, come ammise nella requisitoria Astori e come emerge da un verbale del giugno 2007. Altro che «certi dettagli solo gli assassini potevano conoscerli», tormentone ripescato ieri da qualche cronista colpevolmente smemorato. Come scoprimmo, in un passaggio audio della confessione di Olindo il pm Fadda gli chiede come fossero vestite le vittime. E al termine dice: «Veniamo alle altre fot eeeh questione». Ma la parola «fot» non venne trascritta. Anche per questo il pg di Milano Tarfusser scrive che l'ascolto integrale che ha voluto fare di quegli interrogatori «lascia esterrefatti». Non dubbiosi, non tentennanti. No. «Esterrefatti». Il magistrato si sofferma sia su queste strampalate dichiarazioni, sia sugli interrogatori dell'8 gennaio 2007, due giorni prima delle confessioni in cui i coniugi si professano innocenti anche mentre parlano da soli («Cosa c'è da confessare? Non siamo stati noi!», dice Rosa a Olindo), soprattutto sulle domande dei pm «spesso suggestive, tipo «Pensi bene che il suo futuro si presenta orrendo. Il nostro impegno è di farle dare l'ergastolo, a lei e a suo marito», dice un pm a Rosa, altre volte «fondate su presupposti del tutto infondati, scorretti, certamente incompleti» cui però «nessuno spazio viene dato» nelle sentenze, nonostante «contestazioni pressanti, alcune anche al limite della correttezza, al limite dell'utilizzo di metodi o tecniche idonei a influire sulla libertà di autodeterminazione o ad alterare la capacità di ricordare e di valutare i fatti vietato, seppur non sanzionato, dall'articolo 64, II comma, del codice di procedura penale», scrive il Pg. Vedi le ultime frasi dei magistrati per convincere Olindo, che poi cederà: «Il signor Frigerio l'ha vista bene, con un riconoscimento così la condanna è praticamente già sicura. Se lei ci aggiunge che il sangue di una vittima è stato trovato sulla sua macchina, come può pensare di uscirne?». Non gli era stato detto che Frigerio aveva riconosciuto inizialmente e a lungo tutt'altra persona. Ma Tarfusser torna anche sulla visita dei carabinieri in carcere prima della confessione: «Certo è che i due sono soggetti a qualche manipolazione da parte dei carabinieri entrati in carcere, apparentemente per prendere le impronte ai fermati». Tra le nuove prove che smontano le confessioni il Pg indica la trascrizione mai avvenuta prima delle intercettazioni in carcere, in auto e in casa, in cui la coppia si professava innocente. E quelle integrali dei famosi video allo psichiatra Massimo Picozzi, dove la ricostruzione «non ha le caratteristiche della narrazione genuina».

Aggiungiamo un dettaglio: la sera della strage la corrente era stata staccata. Alle 20 dell'11 dicembre 2006 a casa Castagna/Marzouk era buio pesto: nemmeno i veri assassini avrebbero potuto descrivere come le vittime fossero vestite.

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