Strage di Erba, tra le nuove prove audio spariti e ricordi modificati

Il pg Tarfusser sposa le tesi dei legali di Olindo e Rosa. Ma i vertici della Procura generale prendono tempo

Olindo Romano e Rosa Bazzi durante uno dei processi
Olindo Romano e Rosa Bazzi durante uno dei processi

Due richieste di revisione simili ma non sovrapponibili potrebbero riscrivere la strage di Erba, per cui sono stati condannati all'ergastolo nel 2010 i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. La notte dell'11 dicembre 2006 morirono Raffaella Castagna, il figlio di 2 anni Youssef Marzouk, la nonna del piccolo Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. È difficilissimo che una revisione smonti una sentenza, sebbene per la stessa Cassazione quella sulla strage non sia proprio granitica per le «numerose aporie», ben ricostruite dalla dettagliata inchiesta di Antonino Monteleone delle Iene. Ma se la richiesta dei legali della difesa Fabio Schembri, Nico D'Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello era ampiamente prevista, a sorprendere è la scelta del sostituto pg Cuno Tarfusser di compilare venti pagine per chiedere di riaprire il caso. Una relazione dettagliatissima, basata a quanto pare su elementi inediti forniti dalla difesa dei coniugi, sui quali il magistrato (fuori Milano da qualche giorno e irrintracciabile) ha lavorato per mesi e che da qualche giorno è sulla scrivania della procuratrice generale Francesca Nanni e dell'avvocato generale Lucilla Tontodonati, come ha rivelato l'Adnkronos. Dopo questo passo definito «informale, interno agli uffici, perché la decisione spetta ai vertici della procura generale e non al singolo sostituto», bisognerà attendere «qualche settimana». A Brescia farà compagnia alla richiesta dei legali, che si annuncia ricca di sorprendenti perizie, nuovi testimoni ma anche di inedite intercettazioni ambientali, mai prese in considerazione nel corso delle indagini e dei tre gradi di giudizio. «Siamo lieti che finalmente la magistratura si stia interessando a una possibile riapertura», dice Schembri. Sul contenuto bocche cucite, ma il destino delle due richieste è viaggiare insieme «per volontà dei magistrati bresciani».

Ma quali sono questi elementi nuovi? Il più clamoroso riguarderebbe il riconoscimento del super testimone Mario Frigerio. Non è vero che il sopravvissuto alla strage avrebbe indicato subito il suo vicino di casa, anzi. Come aveva scritto il Giornale già nel 2007, nel primo riconoscimento del 15 dicembre 2006, quando fu ascoltato a sommarie informazioni, Frigerio individuò il suo aggressore in uno «straniero di etnia araba, mai visto prima, di carnagione olivastra e più alto di lui», esperto nelle arti marziali, con tanti capelli e un'attaccatura bassa, forte come un toro. Perché Frigerio cambiò idea? È naturale o è impossibile che il ricordo si modifichi così bruscamente? Quando ha influito invece l'insistenza con cui il maresciallo dei carabinieri di Erba Luciano Gallorini, oggi a riposo, gli fece il nome di Olindo ben nove volte? Secondo le carte i carabinieri avrebbero fatto visita a Frigerio anche la mattina di Natale, ma non c'è brogliaccio, audio o verbale di quell'incontro. Anzi, mancano intere giornate di captazioni, dalle 11,49 del 28 dicembre alle 9,55 del 3 gennaio, il giorno successivo in cui Frigerio in un video fa un nome: «Ottolino, Ottolindo».

Perché i brogliacci, gestiti da una società di intercettazioni i cui titolari sono «nascosti» da una fiduciaria svizzera (cosa vietata dalla legge) sono spariti proprio quando Frigerio ha cambiato idea sull'aggressore, come ha scoperto Edoardo Montolli nel suo podcast? E perché altre captazioni che scagionerebbero i coniugi non sono mai entrati nelle indagini? Domande a cui soltanto un nuovo processo potrebbe dare risposte credibili.

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