«Non siamo un reperto del passato ma il futuro». Maurizio Gasparri alla convention milanese del partito prova a tracciare la rotta e a spiegare che La forza dell'Italia, questo il titolo della kermesse, passa ancora da Forza Italia. Il desiderio è quello di remare controcorrente, di rimboccarsi le maniche e costruire uno spazio più ampio per una forza «liberale, riformista, cattolica e garantista», come ripete Antonio Tajani, anche nel momento in cui il governo di centrodestra viene sempre più spesso identificato come compagine di «destracentro» e il baricentro dell'esecutivo è sempre più spostato verso Fratelli d'Italia e Lega.
Non è facile individuare una ricetta per il consenso e di questo tutti ne sono consapevoli. Scorciatoie non esistono e se Silvio Berlusconi è momentaneamente costretto a rallentare i ritmi, bisognerà giocare di squadra e puntare sul protagonismo e sulla serietà, all'interno di un governo di cui Forza Italia condivide spirito e obiettivi. La prova generale, spiegano, è arrivata proprio sul cuneo fiscale, con il partito di piazza San Lorenzo in Lucina che è riuscito a incidere sull'impianto del provvedimento e a orientare le scelte, facendo valere le proprie richieste.
Il nodo ora è come fare uscire all'esterno la propria identità senza appiattirsi e senza fare il controcanto all'esecutivo. È chiaro che Forza Italia può puntare sulla rivendicazione della propria appartenenza al Ppe, ribadita dalla presenza agli East End Studios di Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, e di Manfred Weber, presidente del Partito Popolare Europeo, dopo qualche ombra che ha attraverso i rapporti con la principale famiglia politica europea negli ultimi mesi.
Gli azzurri vogliono far percepire all'esterno saggezza e «profondità» del proprio operato politico. Far notare che sull'ancoraggio all'Europa si sta spostando il resto del centrodestra, che le ricette sull'immigrazione di Forza Italia - accordi piuttosto che blocchi - sono più realistiche di quelle degli alleati, con la postilla che «anche sul Mes si finirà per andare dove diciamo noi».
Forza Italia, insomma, rappresenta ancora la polizza di garanzia europea del governo ed è pronta ad andare avanti con le proprie gambe, puntando con forza sulle Europee dove l'asticella è stata fissata sulla doppia cifra, ovvero dal 10% in su. La supermedia di Youtrend, peraltro, dà Forza Italia al 7,1% rispetto al 7% di due settimane fa, un piccolo passo in avanti che ci si augura possa consolidarsi nel tempo.
Le differenze identitarie con gli alleati, d'altra parte, periodicamente finiscono per emergere. L'ultima volta è accaduto ieri quando Lega e Forza Italia si sono divise sulla vicinanza a Marine Le Pen, accostata a Giorgia Meloni dal ministro dell'Interno francese Gérald Darmanin. «Forza Italia è il centro del governo e della politica italiana, non abbiamo niente a che fare con Marine Le Pen. Giorgia Meloni è la presidente dei conservatori europei e la Le Pen non sta con i conservatori. Noi non abbiamo nulla a che fare con lei, siamo popolari» fa notare Antonio Tajani.
La replica arriva però dai rappresentanti della Lega a Strasburgo. «Noi siamo orgogliosamente amici di Marine Le Pen», dicono Marco Zanni e Marco Campomenosi. «Le Pen rappresenta il primo partito di Francia e non insulta l'Italia».
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