Stretta di Orbán: carcere a chi aiuta i clandestini

In Parlamento il nuovo pacchetto di leggi «anti Soros», il filantropo pro-accoglienza

Stretta di Orbán: carcere a chi aiuta i clandestini

Dal 2015, da quando migliaia di migranti entrarono in Ungheria con l'obiettivo di proseguire verso il cuore dell'Europa, il primo ministro Viktor Orbán non ha mai smesso di sfruttare a fini politici i timori dei suoi cittadini e il sentimento anti-accoglienza che si andava diffondendo. Anche alle ultime elezioni parlamentari di aprile, dove il suo partito, Fidesz, ha sfiorato il 50 per cento dei consensi e ha ottenuto due terzi dei seggi, il premier magiaro aveva promesso un'ulteriore stretta sull'immigrazione. E così è stato: martedì è approdato in Parlamento un pacchetto di leggi che prevede fino a un anno di carcere per chi - privato cittadino o associazione - aiuta i migranti irregolari.

Le nuove norme vanno ad arricchire quello che è stato ribattezzato il «piano stop Soros», dal nome del miliardario e filantropo ungherese, oggi cittadino statunitense, George Soros. L'attivista, impegnato tra le altre cose anche nel fornire assistenza ai richiedenti asilo, è nemico giurato di Orbán, che nel corso dell'ultima campagna elettorale l'ha additato come fautore di un piano per favorire l'immigrazione di massa e l'«islamizzazione» del Paese. Solo due settimane fa la sua Open Society Foundation ha annunciato la chiusura della sede di Budapest e il trasferimento del personale negli uffici di Berlino, per tutelarlo dalle pressioni del governo. Ma gli attivisti per i diritti umani sono preoccupati che nelle trame della nuova legge possa cadere qualunque organizzazione che dia assistenza legale o di altro tipo ai profughi.

Come spiegato dal segretario di Stato ungherese Csaba Dömötör in conferenza stampa, l'applicazione delle nuove norme, la cui approvazione in Parlamento è molto probabile data la maggioranza assoluta di Fidesz, dipenderà molto dai giudici, che si troveranno a valutare se certi comportamenti possono essere inquadrati o meno come assistenza ai migranti. Il testo della legge dice, infatti, che «chi procura mezzi economici (agli irregolari, ndr) o conduce un'attività organizzativa su base regolare sarà punibile con il carcere fino a un anno». Sono sparite, invece, altre misure contenute in bozze precedenti, come l'obbligo di sottoporre le ong del settore a controlli di sicurezza e a una trattenuta del 25 per cento sulle donazioni estere.

E mentre nelle stesse ore Orbán, da Parigi, parlava della necessità di fare di più per sostenere i governi democratici in Africa e arginare così le partenze verso l'Europa, la comunità internazionale stroncava le sue mosse politiche. Secondo l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, il pacchetto di leggi «priverebbe le persone fuggite dalle proprie case di aiuti e servizi essenziali, infiammerebbe ulteriormente un dibattito pubblico già teso e alimenterebbe atteggiamenti xenofobi».

Per Human Rights Watch, ong che si occupa di diritti umani, se la riforma passasse Fidesz dovrebbe essere espulso dal Partito popolare europeo, il gruppo dell'Europarlamento che raccoglie le formazioni di centro-destra, finora tolleranti nei confronti di Orbán.

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