Il Covid non se n'è andato ma è cambiato. Per questo lo Stato si ritira da guardiano della sanità pubblica. E consegna la gestione del virus ad asl, ospedali, medici vaccinati e non vaccinati.
La svolta, già avvertita per il calo dei contagi e dei decessi, è rafforzata dalle dichiarazioni del neo ministro della Salute Orazio Schillaci. Profondo esperto della materia sanitaria e già membro del Comitato tecnico scientifico istituito nei tempi bui dall'ex Roberto Speranza, Schillaci ieri ha preso due importanti decisioni. La prima simbolica: sospende la pubblicazione giornaliera dei bollettini dei dati relativi alla diffusione dell'epidemia. Quell'elenco infinito di contagi, tamponi, ricoveri, decessi, suddivisi tra regioni, province e città, non lo vedremo più sui nostri monitor, sulle tv e sui giornali. Ora l'appuntamento con la cittadinanza sarà settimanale, giusto per non abbassare la guardia, visto che ci avviciniamo alla stagione fredda e la Germania è di nuovo attaccata da una ennesima variante del covid.
La seconda decisione è un segnale di pacificazione poiché il ministro vuole far rientrare al lavoro i medici no vax (3.394 al 10 settembre) in tempi strettissimi, prima del fatidico 31 dicembre, data in cui scadono le disposizioni di legge previste dal dl 44/21. Un gesto di distensione ma anche di opportunità vista la «preoccupante carenza di personale medico e sanitario segnalata dai responsabili delle strutture sanitarie e territoriali».
Ma ora c'è da capire come si dovranno comportare questi non vaccinati all'interno delle strutture sanitarie. Saranno obbligati a usare le mascherine per proteggere se stessi e i pazienti? Già le Mascherine. Il 31 ottobre decade l'obbligo di utilizzarle negli ospedali e nelle Rsa. E ad oggi impazza ancora il dibattito. In molti si chiedono se sia opportuno all'interno di studi medici e corsie abbandonare questo presidio sanitario non invasivo ma che protegge soprattutto i più fragili. Ma la parola «obbligo» potrebbe essere bandita e ognuno farà per sé, come sostiene il presidente di Fnomceo, Filippo Anelli: «I direttori generali dovranno assumere gli opportuni presidi di sicurezza che i pazienti dovranno ottemperare. L'apertura del ministro non è un liberi tutti, è solo un ritorno all'ordinarietà. Viene meno l'azione dello Stato e questo significa ordinaria gestione della pandemia che la legge demanda ai singoli datori di lavoro». Una traduzione di quanto scritto dal ministro della Salute: «A sei mesi dalla sospensione dello stato d'emergenza e in considerazione dell'andamento del contagio da Covid-19, si ritiene opportuno avviare un progressivo ritorno alla normalità nelle attività e nei comportamenti, ispirati a criteri di responsabilità e rispetto delle norme vigenti». E sul reintegro dei No-vax: «Prima o dopo cambia poco. Era già previsto, si anticipa solo di qualche settimana».
Dunque, anche sulle mascherine non c'è ancora la parola fine. Si farà slittare la scadenza dell'obbligo ancora per alcuni mesi? Oppure il governo sceglierà la formuletta magica «forte raccomandazione» per non abbassare la guardia sul Covid senza imporre più nulla a nessuno? Per Anelli la soluzione è chiara: «L'uso della mascherina in via prudenziale è sempre utile, soprattutto perché Il Covid continua a fare morti, il doppio di quelli dell'influenza».
Anche l'infettivologo del San Martino, Matteo Bassetti, ha sempre raccomandato le mascherine negli ospedali e per i fragili.
E mentre l'esperto di Genova elogia l'avvento del nuovo ministro e lo stop al bollettino quotidiano «è la persona giusta al posto giusto, ha capito perfettamente che occorreva semplificare», avverte sul rischio dei medici no vax in corsia: «Io preferisco avere nel mio reparto personale comunque protetto» e per lui «l'obbligo di vaccino dovrebbe valere almeno per pronto soccorso, terapia intensiva e malattie infettive».
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