Il tabaccaio "gratta e fuggi" è pentito. Scuse dalla cella alla signora derubata

L'avvocato di Strazzullo: "Lui è incapace di intendere e volere"

Il tabaccaio "gratta e fuggi" è pentito. Scuse dalla cella alla signora derubata

La storia è ridicola di suo. Quindi, inutile fare gli spiritosi. Città (Napoli), trama (sottrazione di un biglietto vincente al legittimo proprietario) e perfino i nomi dei protagonisti (il tabaccaio Gaetano Scutellaro e il suo valente avvocato, Vincenzo Strazzullo) sembrano usciti da una commedia di Eduardo. E non una commedia ipotetica, ma quella che De Filippo rappresentò per la prima volta nel 1940, dal titolo «Non ti pago». Una vicenda tragicomica centrata sulla cocciutaggine del titolare (Eduardo De Filippo, nella parte di Ferdinando Quagliuolo) di un «banco lotto» nel non voler pagare la vincita milionaria di una quaterna (numeri estratti: 1,2,3,4) al fortunato giocatore (Peppino De Filippo, nella parte di Procopio Bertolini).

Eduardo pensava di narrare una vicenda paradossale, ma ora - 81 anni di distanza - la realtà si mostra più irragionevole della fantasia. Tutto merito del tabaccaio Scutellaro, che ha fatto meglio del «collega» Quagliuolo: Scutellaro si è infatti addirittura impossessato («per una verifica», sì, come no) del «Gratta e Vinci» da 500 mila acquistato da un'anziana in una giornata, per lei, decisamente di buona sorte; quindi è montato sullo scooter; poi ha depositato il biglietto «in banca» (ma da quando le banche accettano i «Gratta e Vinci»?); infine si è fiondato in aeroporto, sognando di atterrare a Fuerteventura. È invece planato in commissariato. Non pago infatti delle tante cavolate appena compiute, il geniale Scutellaro è finito tra le braccia della polizia, allertata dall'anziana (evidentemente stufatasi di attendere la «verifica» in tabaccheria). Sotto interrogatorio, il tabaccaio ha cercato di rivoltare la frittata: «Il biglietto è mio». Peccato che tutte le prove fossero invece contro di lui. Ma in quella fase il perspicace Scutellaro era ancora a piede libero, libertà che però il tabaccaio ha usato per telefonare alla signora proponendole un fifty-fifty: «250 mila euro a te e 250 mila a me». Conversazione registrata dal nipote della vittima dell'imbroglio. A questo punto è scattata l'accusa di tentata estorsione e con essa sono scattate le manette.

Ora vistosi incastrato, il tabaccaio del «gratta e perdi» - attraverso il suo bravo difensore Vincenzo Strazzullo - ha deciso di giocarsi la carta dell'«incapacità di intendere e volere»: un «jolly» che va sempre bene, dalla strage più efferata fino alla stangata più sconclusionata.

In attesa che il giudice decida oggi sulla «capacità psichica» dello Scutellaro e quindi sull'opportunità di tenerlo in carcere o di farlo curare da uno specialista in malattie mentali, il tabaccaio ha chiesto scusa a tutti: alla vittima turlupinata e alla propria famiglia (con cui - pare - i rapporti fossero già critici prima dell'ultima bravata, figuriamoci ora). Intanto l'avvocato Strazzullo si fa portavoce del disagio del suo cliente: «È confuso e addolorato. Molte cose non le ricorda. In passato ha avuto problemi di salute. Ora teme che, dopo il suo gesto, i suoi cari potrebbero girargli le spalle».

La tabaccheria nel rione Mater Dei, teatro della farsa, resta intanto assediata da

giornalisti e telecamere. Presto Scutellato potrebbe diventare una star del piccolo schermo. Certi salotti televisivi sono pronti a contenderselo. Per «vincere» negli ascolti, d'obbligo «grattare». Foss'anche il fondo del barile.

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