Vent'anni dopo «Meno tasse per tutti» è ancora attuale. Di più: Silvio Berlusconi legge nella congiuntura politica un'occasione storica per riprendere il discorso aperto con lo storico manifesto del 2001. C'è un progetto di riforma del fisco che unisce il centrodestra, incluso chi non è al governo, c'è un premier convinto che «non è il momento di mettere le mani in tasca agli italiani» (Mario Draghi dixit) e in grado di mediare con la parte del Paese che ha una visione diversa. E il leader di Forza Italia vuole rafforzare la proposta con un chiaro mandato popolare.
Nell'intervista pubblicata ieri dal Giornale, il Cavaliere annuncia una raccolta di firme per dare forza alla riforma e ha subito dato mandato ai suoi di far partire i gazebo. «Mi ha chiesto di convocare i coordinatori regionali per organizzarli, ci vedremo entro metà mese», conferma Sestino Giacomoni, che ha depositato alle Camere il progetto azzurro per il Fisco.
Lega e Fratelli d'Italia hanno depositato i propri testi nelle commissioni parlamentari competenti, presiedute da Luigi Marattin (Italia viva) e Luciano D'Alfonso (Pd).
«Sarà dunque la sinistra a coordinare l'esame dei testi -dice Giacomoni- noi puntiamo a collaborare, ma vanno messi da parte gli slogan della progressività e della redistribuzione». Draghi ha chiarito che la delega va esercitata entro luglio e se il Parlamento non vule demandare tutto a una commissione di tecnici, come per la giustizia, il tempo stringe. Ecco perché è decisiva l'unità del centrodestra. I punti in comune sono tanti.
IL TETTO
Berlusconi vuole un tetto al prelievo fiscale sui redditi fissato in Costituzione: 33% al massimo. Lega e Fdi insistono per inserire anche alcuni aspetti dello Statuto del contribuente, in modo da riequilibrare lo squilibrio di forze rispetto all'Erario. «Soprattutto -dice Maurizio Leo, mente tributaria di Fdi- mettendo al bando le continue norme fiscali retroattive che sconvolgono i piani dei contribuenti».
LE ALIQUOTE
L'obiettivo della flat tax generale non pare alla portata. Ma c'è consenso sul ridurre a tre le cinque aliquote Irpef, sia pure con sfumature diverse sulla più alta.
GLI AUMENTI
La Lega spinge per alzare a 100mila euro la flat tax «gialloverde» per gli autonomi. Ma è la proposta della flat tax incrementale a raccogliere consenso: ogni incremento di reddito di autonomi o dipendenti (dall'incentivo al rinnovo contrattuale), verrebbe tassato con aliquota ridotta al 15%. «Nella nostra proposta già incardinata in Parlamento -dice il deputato Alberto Gusmaroli, autore di diverse delle proposte fiscali depositate dalla Lega- aggiungiamo anche l'idea della compliance: se l'aumento del dichiarato raggiunge una certa soglia, niente accertamenti dell'Agenzia delle entrate. È ora di capire che gli incentivi fanno emergere il nero più dei condoni». Su questo fronte c'è ascolto anche da Italia viva, che non abbandona l'idea della redistribuzione, ma vorrebbe spostare il peso più sulla spesa pubblica che sull'imposizione.
LE IMPRESE
L'abolizione dell'Irap, che in parte verrebbe integrata nell'Ires, è un obiettivo comune. Così pure l'estensione della cedolare secca agli immobili commerciali.
LA SEMPLIFICAZIONE
La riduzione del numero degli adempimenti è tema unificante. Ogni partito ha pronto un elenco di microtasse da cancellare, dal superbonus all'imposta sostitutiva sulla rivalutazione del Tfr: riscuoterle costa più di quanto rende. Sul principio il centrosinistra converge, ma c'è un divario culturale. Vedi l'idea dell'Iri, l'imposta sul reddito d'impresa proposta da sinistra che aumenta il costo della contabilità.
LA PACE FISCALE
Forza Italia e Lega chiedono di accompagnare la riforma chiudendo il
contenzioso pregresso con il solo pagamento dell'imposta. Fdi parla di una tregua fiscale che proseguirebbe anche negli anni successivi. Per gli azzurri serve anche un anno bianco fiscale post Covid: niente cartelle esattoriali.
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