Domenica l'omaggio al premier Paolo Gentiloni, apprezzato per il garbo e perché semplificando assomiglia poco a Matteo Renzi. Ma ieri il Meeting ha ritrovato in due interlocutori di vecchia data, degli importanti punti di riferimento per il futuro. È stata la giornata del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani e di Enrico Letta. Tema, l'Europa. «Noi crediamo nelle istituzioni, siamo europeisti da sempre», ha rivendicato Giorgio Vittadini, anima politica del Meeting, presentando l'incontro.
Tajani ha ricambiato offrendo al popolo di Cl il passo che cercava. Un moderato cattolico, fermo nei principi ma aperto al dialogo e non solo per il ruolo che ricopre e in cui, sottolinea rintuzzando le voci di candidature a premier, «sto bene e ci rimarrò». «Sono cattolico praticante, ma faccio il presidente del Parlamento europeo e mi impegno come portavoce delle istanze che emergono dagli elettori europei. Una di queste è il dialogo interreligioso». Gli applausi più convinti dei primi due giorni di Meeting arrivano quando Tajani ha sostenuto come «un cristiano non si guadagni maggior rispetto da un musulmano se toglie il crocifisso dal muro di una scuola. Anzi, quel gesto può apparire segno di debolezza».
Lotta al terrorismo senza quartiere e coordinamento europeo per le attività di intelligence. «Devono rinunciare a gelosie e segreti che non portano alcun beneficio. Io ho anche proposto una Fbi europea per gestire meglio tutte le informazioni». Libertà religiosa, perché i moderati islamici esistono. E Tajani ricorda il suo lavoro nel gruppo per il dialogo interreligioso quando era vice presidente dell'Europarlamento. Ma anche controllo delle moschee, seguendo l'esempio di altri paesi. Prediche degli imam tradotte e inviate alla polizia. Oppure, moschee dove sia permesso solo pregare. Come avviene in paesi islamici moderati. Ma è anche importante integrare i nuovi cittadini europei «purché rinuncino alla cittadinanza d'origine». Le seconde generazioni, alle quali bisogna spiegare che essere parte dell'Europa è «una fortuna».
Sullo ius soli la posizione è la stessa (non dichiarata) del Meeting. «Per l'Italia è prematuro. Ci sono problemi gravissimi come il terrorismo, l'immigrazione e la disoccupazione». Senza contare che trasformandolo in materia da campagna elettorale «si rischia di usare questi ragazzi, che magari sognano veramente di diventare europei». In generale, il tema andrebbe affrontato a livello europeo. Giusto, quindi, convincere gli stati dell'Ue a delegare a Bruxelles la materia.
Tajani ha speso parole forti per la difesa della Fca, al centro dell'interesse di gruppi cinesi. In ballo c'è il «know how e l'industria europea». Critiche alla Francia su Fincantieri Stx. Rispettati i trattati europei, forse, ma non il rispetto degli accordi con gli italiani.
Piena sintonia con Letta sul futuro dell'Europa. L'ex premier ha messo in guardia dal rischio di un Italia isolata in questa fase. Tajani ha rilanciato spiegando che non serve una Ue a guida tedesca, ma nemmeno a guida franco-tedesca. Servono anche Italia e Spagna. Un gruppo di testa che sia capace di trainare. Ma la capacità di stare in Europa «dipende da noi», ha spiegato, anche qui d'accordo con Letta.
Con tutta probabilità, un cenno ai mesi di governo di Renzi, caratterizzati da scontri con Bruxelles, ma pochi risultati concreti. Non sono grandi intese, ma una visione comune su questioni concrete. Quello che il Meeting stava cercando.
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