Tangenti, spunta una sim intestata ad un prete morto che serviva al "Sistema"

L'architetto Giorgio Mor avrebbe usato la sim del cugino defunto per ricevere telefonate riservate dal cognato, l’ingegnere Stefano Perotti, anche lui al centro dell’indagine. Mor è accusato di aver assunto il figlio del ministro Lupi in cambio di favori

Tangenti, spunta una sim intestata ad un prete morto che serviva al "Sistema"

Era il 5 agosto dello scorso anno, quando il corpo di don Giacomo Vigo, 42 anni, genovese fu visto galleggiare nelle acque torbide della darsena vecchia, a Livorno. Aveva ancora indosso l'abito talare. Si parlò di suicidio, forse dovuto a problemi psicologici. Un giallo che torna attuale, legandosi ad una vicenda di corruzione e mazzette.

Cosa ha a che fare la morte di don Giacomo con la maxi inchiesta su tangenti e appalti, chiamata "Sistema", coordinata dalla Procura di Firenze: quattro arresti, 47 indagati, perquisizioni in varie città del Paese, per un giro di 25 miliardi? Indagine che ha fatto scoppiare un'enorme polemica intorno al ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi.

Sul registro degli indagati è finito anche un cugino del sacerdote, l’architetto Giorgio Mor, docente universitario genovese. Il professore, titolare di uno studio noto nel capoluogo ligure, avrebbe usato la scheda telefonica del cugino defunto per ricevere telefonate riservate da parte del cognato, l’ingegnere Stefano Perotti, romano di 56 anni, anche lui al centro dell’indagine del Ros. E a sua volta amico del ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Ed è proprio l'architetto genovese ad essere finito nel mirino del Ros per l'indagine sulle grandi opere: è accusato, infatti, di aver assunto il figlio del ministro Lupi in cambio di favori. Per chiamare usava la scheda telefonica del sacerdote trovato senza vita in mare a Livorno.

È il 20 febbraio 2014. Mor parla con Perotti per una "questione delicata", come si legge nell’ordinanza, temendo di essere intercettato. Ecco la telefonata a cui si fa riferimento alla pagina 237 dell’ordinanza. A parlare è Mor: "... senti... ti chiedevo solo... se eri ancora su Milano... perché ci sarei anche io... ti vedevo un attimo... no... però... ci possiamo sentire eh... magari... ti do... un... numero dove magari mi puoi chiamare tu... allora... 347(...) anche adesso va benissimo... magari... vedi tu... insomma da un pubblico da dove vuoi... okay?". Ed è proprio quel numero a cui fa riferimento Mor nella conversazione intercettata dai carabinieri, quello corrispondente alla sim intestata a don Giacomo. Un’utenza che risulta essere stata ricaricata per 20 euro il 29 dicembre e per 25 euro il 19 gennaio.

Qualche ora dopo, secondo i riscontri dei militari del Ros, i due si sono incontrati. Secondo gli investigatori, dunque, il professionista genovese avrebbe usato il numero del prete perché ritenuto insospettabile.

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