"È la tempesta perfetta. I sabotatori di Draghi? A sinistra col ddl Zan"

I timori per la crisi tra grano e gas: "Il centrodestra migliora la vita delle famiglie, vedi il catasto"

"È la tempesta perfetta. I sabotatori di Draghi? A sinistra col ddl Zan"

Una giornata interminabile. Al mattino l'intervento dai banchi del Senato e l'attacco a Di Maio; nel pomeriggio la sorpresa del Consiglio dei Ministri convocato da Draghi per tagliare il nodo delle concessioni balneari.

Siamo in una situazione di tensione internazionale e il leader della Lega invece di fare squadra attacca il Ministro degli Esteri. La Lega ha un piede fuori dalla maggioranza?«

«No. La Lega sin dall'inizio ha scelto di entrare in questo governo con una funzione di stimolo alla tutela degli interessi nazionali a tutto campo, dall'economia alle relazioni internazionali. Non è nell'interesse dell'Italia assumere posizioni del tutto contrarie alla nostra lunga e apprezzata tradizione diplomatica dal dopoguerra a oggi».

Esiste nei fatti un asse Salvini-Conte?

«Non esiste nessun asse precostituito e le posizioni della Lega sono molto diverse da quelle del M5S su molti dossier fondamentali. Può succedere che su alcuni temi, per esempio quello della guerra, i nostri partiti talvolta esprimano posizioni avvicinabili».

No alle armi ma come si difendono intanto gli ucraini?

«Oggi siamo di fronte ad un bivio: seguire la linea di chi vuole prolungare la guerra fino alla sconfitta della Russia oppure avviare un grande processo di pace che abbia l'Europa come protagonista e che parta da una iniziativa di Italia, Francia e Germania. La prima ipotesi porta morti, crollo dell'economia, diffusione di carestie e aumento dei flussi migratori. La seconda può approfittare di questa crisi per favorire nuove relazioni in Europa, risolvere i contenziosi e stabilizzare la pace. A mio giudizio gli ucraini vanno difesi soprattutto con una vigorosa e coraggiosa iniziativa diplomatica. Una proposta concreta è che sia direttamente Draghi a chiedere a Putin un cessate il fuoco di 48 ore e lo sblocco delle navi contenenti i prodotti d'esportazione in Italia ed Europa. Poi potrebbe spingere affinché sia Odessa l'unica città candidata per ospitare Expo 2030 (al momento lo sono anche Mosca e Roma)».

Pace uguale posti di lavoro. Può essere più preciso? Ha in mente una serie di casi concreti?

«La Ue si appresta a dare nuove stime economiche, con il calo del Pil dell'Eurozona proprio a causa della guerra. Calo della ricchezza nazionale significa, inevitabilmente, meno posti di lavoro. L'esperienza del lungo periodo di pace in Italia ed Europa, ed anche in Nordamerica, ci insegna che sviluppo, occupazione e benessere si realizzano con la stabilità, e si perdono con la guerra. Stiamo assistendo ad una drammatica riduzione del fatturato delle imprese, al calo della domanda interna, all'aumento dell'inflazione, all'esplosione dei costi energetici, a difficoltà a reperire materie prime».

Lei teme che la crisi del grano porti a una nuova ondata migratoria?

«Siamo alle soglie di una "tempesta perfetta" : crisi energetica e crisi alimentare che si innestano su una situazione già critica. Russia e Ucraina insieme rappresentano quasi il 30% delle esportazioni mondiali di grano. Molti Paesi del bacino del Mediterraneo dipendono dall'Ucraina per gran parte delle loro importazioni. L'Africa orientale, che soddisfa la maggior parte della propria domanda di grano attraverso le importazioni, ottiene il 90% del grano importato dalla Russia e dall'Ucraina. La FAO prevede che il numero di persone denutrite a livello globale raddoppi».

Perché nel suo discorso distingue gli ucraini da altri migranti?

«Un conto sono i profughi, un conto sono i migranti economici. Ogni persona che fugge dalla guerra va aiutata, ma non possiamo farci carico di tutti coloro che cercano di migliorare le proprie condizioni sociali al di fuori delle regole. Al 19 maggio, dall'inizio dell'anno sono sbarcate in Italia 16.619 persone contro le 13.357 dello stesso periodo di un anno fa. Dati allarmanti, anche per questo ho chiesto al Presidente Draghi un intervento diretto. Oggi la guerra è innanzitutto in Europa, coinvolge un popolo europeo, che ha radici culturali, penso in particolare alle radici cristiane, simili a quelle del popolo italiano, che vuole condividere con noi i valori europei. È chiaro che noi abbiamo verso il popolo ucraino un particolare dovere di solidarietà. Per l'Africa occorre una politica diversa, la Lega vuole avviare un grande piano di cooperazione per lo sviluppo dei paesi africani: formazione, agricoltura, sanità, ricerca».

Il centrodestra, come si è visto nell'ultimo vertice, è diviso. La Meloni ha usato parole di fuoco. Come le risponde?

«Il centrodestra è maggioranza nel Paese ma deve confermarsi unito e credibile per governare. Io non voglio essere il primo degli sconfitti, spero che nella coalizione tutti la pensino allo stesso modo. Il centrodestra di governo - e sono felice di sottolineare l'impegno del sottoscritto e del presidente Berlusconi - è determinato a migliorare i provvedimenti a favore di famiglie e imprese, come già successo per esempio su catasto e delega fiscale. Sono d'accordo con Draghi: è importante utilizzare correttamente i prestiti europei, ma nelle ultime ore le priorità mi sembrano essere soprattutto pace e lavoro. Mi ha sorpreso la convocazione d'urgenza del cdm per il ddl concorrenza, e voglio chiarire per l'ennesima volta che i sabotatori del governo vanno cercati a sinistra.

Penso a Letta, che insistendo col Ddl Zan fa un'evidente provocazione, e a Conte che vota contro i termovalorizzatori e quindi contro la pulizia e il progresso. Noi badiamo al sodo, come faremo anche a giugno con i decisivi referendum per cambiare la Giustizia.

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