Come tirarsi fuori da questo "pasticcio" senza danneggiare il Sistema Italia

Becchetti: tetto massimo di spesa fissando quota per le case popolari

Come tirarsi fuori da questo "pasticcio" senza danneggiare il Sistema Italia

Cala il sipario sul Superbonus 110%. O forse no. Dopo la stretta approvata in Consiglio dei ministri e le proteste delle associazioni di categoria, Fratelli d'Italia assicura che si stanno valutando cambiamenti di concerto con gli alleati.

È chiaro che tutti (o quasi) sono consapevoli che non si può portarti avanti all'infinito una misura costata circa duemila euro a testa per ogni italiano e male impostata dal governo Conte II, un bonus distorsivo del mercato colpevole di aver creato una voragine nel debito pubblico e di aver favorito molte operazioni illegali. Ma è altrettanto vero che la cessazione hic et nunc del beneficio rischia di essere controproducente per il Sistema Italia, in termini di contraccolpi per l'economia, facendo venir meno il traino del settore edilizio e frenando l'efficientamento energetico del Paese, peraltro nel momento in cui anche l'Unione Europea «invita» con la direttiva Ue sugli edifici green a migliorare le classi energetiche delle abitazioni.

La cessione del credito, essendo senza anticipo in denaro, prevede rimborsi molto alti, visto oltretutto il tipo di lavori. Per beneficiarne al 100% è necessario che il contribuente abbia redditi elevati. È questo il motivo per cui si è cercato di «passare» il credito a contribuenti via via di caratura maggiore. Il mercato si è così ingolfato e l'acquisto di tali crediti è iniziato ad avvenire «a sconto», scendendo anche sotto quota 95. Cosa accadrebbe se davvero venisse bloccata la cessione del credito? Il bonus diventerebbe un beneficio per pochi, riservato in sostanza a chi ha redditi imponibili molto alti.

Come correggere allora il decreto? L'economista Leonardo Becchetti su Formiche suggerisce allo Stato di fissare un tetto massimo di spesa annua «riservando una quota a case popolari per generare effetti redistributivi favorevoli. Il tetto eviterebbe il rischio della spesa pubblica fuori controllo e anche l'ingolfamento del mercato dei crediti d'imposta con gli sconti abnormi osservati in questi giorni». Le forze di maggioranza, Forza Italia e Fdi in primis, stanno a questo punto riflettendo su una operazione di cartolarizzazione con un prodotto finanziario da collocare sul mercato dove far confluire i bonus.

Il presidente di Unimpresa Giovanna Ferrara chiede invece l'intervento degli enti regionali o meglio delle società finanziarie delle regioni per assorbire quei crediti fiscali che il settore bancario non può più accogliere. Un intervento che, secondo Unimpresa, eviterebbe «il dissesto di molte attività di impresa. Non solo nel campo dell'edilizia in senso stretto, ma anche di molte attività connesse alle ristrutturazioni».

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