A due anni dal caso Palamara, il mondo delle toghe viene di nuovo travolto. E il «Sistema» rischia di implodere. L'avvocato Giuseppe Rossodivita, segretario del comitato Radicale per la Giustizia «Piero Calamandrei», è perentorio: «I magistrati non si sentono sottoposti alla legge, credono di essere essi stessi la legge».
Quello che è successo è un fatto grave.
«Gravissimo, perché avviene in un deserto di norme. Eppure, le norme che regolamentano questi fatti esistono, ma il problema della magistratura in Italia è che ha un potere decisorio, discrezionale e arbitrario illimitato; i giudici non devono mai rendere conto a nessuno e il magistrato si sente esso stesso la legge e depositario della verità. Il procuratore Greco non deposita una notizia di reato, il pm Storari mette i verbali di Amara in tasca e lì dà a Davigo e Davigo li gestisce al di fuori di qualsiasi formalità. Lo sanno questi signori che esiste l'obbligatorietà nell'esercizio dell'azione penale?»
È il Sistema che comanda sulla politica?
«Queste dinamiche sono note. E la parte perdente è sempre la politica perché è l'anello più debole e anche questo caso lo dimostra».
È possibile che questo sistema abbia interferito sulla vita politica degli italiani?
«C'è un orientamento dei vertici della magistratura associata. Lo stesso Palamara, prima di essere radiato, era in maggioranza insieme alle correnti di sinistra che hanno governato la magistratura per 20 anni. Il gioco sta tutto là: i procuratori capi scelgono chi perseguire, quando farlo e con quali mezzi. Decidono cosa tenere nascosto e cosa passare alla stampa. Fino a quando la politica giudiziaria verrà lasciata nelle mani dei procuratori è inevitabile che si facciano scelte collegate a chi ha consentito a quei soggetti di ricoprire quegli incarichi».
Che rapporto c'è tra toghe e giornali?
«Spesso i pm utilizzano l'informazione per raggiungere i propri scopi su determinate inchieste rispetto ad altre. Ci vorrebbe un'autoregolamentazione culturale sia dei magistrati che dei giornalisti perché il terzo e quarto potere se si mettono insieme possono distruggere chiunque».
Come si fa oggi a credere nella giustizia?
«I cittadini sono sconcertati: nonostante l'esistenza di norme ci troviamo davanti a magistrati che gestiscono il potere interpretandolo e tutto questo si colloca in un contesto di gravissima delegittimazione di tutta la magistratura».
Cosa si può fare?
«Un referendum. Abbiamo chiesto al presidente Mattarella di inviare un messaggio alle Camere: riappropriatevi del vostro ruolo di legislatori e fate quello che è necessario per riportare ordine all'interno della giustizia».
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