Toninelli al bar scopre la legge del "vaffa"

Chi di vaffa ferisce, di vaffa perisce. Il video della contestazione a Danilo Toninelli, che da due giorni gira in rete, racconta meglio di tanti tomi di politologia e di sociologia la precipitosa caduta delle stelle grilline.

Toninelli al bar scopre la legge del "vaffa"

Chi di vaffa ferisce, di vaffa perisce. Il video della contestazione a Danilo Toninelli, che da due giorni gira in rete, racconta meglio di tanti tomi di politologia e di sociologia la precipitosa caduta delle stelle grilline.
Partiamo dai fatti: l'ex disastroso ministro dei Trasporti è seduto, con alcuni collaboratori, al tavolino di un bar della Capitale. Attorno a loro una vivace e colorita umanità che incalza il pentastellato con toni non proprio cordiali. Uno smartphone inizia a riprendere: «Parliamo dell'alleanza col Pd? Come mai fino a tre anni fa eravate a protestare contro di loro fuori dal parlamento?», lo incalza un giovane. Lui è già stizzito e replica: «Non guardate le alleanze, guardate i fatti, Non fanno più porcate ora». Si aggiunge la voce di un altro: «Bibbiano non è una porcata? State con gli assassini». Segue un giro di insulti vernacolari con l'ex ministro che perde le staffe e se la prende con tutti: «Io mi dimezzo lo stipendio da sette anni, non mi devi venire a rompere i coglioni. Se pensate che noi siamo come gli altri non capite un cazzo». La situazione si surriscalda, anche perché uno degli astanti si alza in piedi sfoderando un fisico da centurione romano e avvisa: «Io vengo dalla borgata». Toninelli, decisamente meno credibile dello sfidante, rivendica anch'egli le sue origini borgatare ma, prudentemente, batte in ritirata snocciolando insulti e parolacce.
Il breve video non è soltanto il video di uno scontro verbale, ma è qualcosa di più. È l'affresco di un Movimento in disfacimento, vittima della sua stessa propaganda. Ma anche la radiografia impietosa di un Paese invelenito che ha assunto la grammatica, il lessico e le modalità dei grillini del primo periodo. Se sdogani il vaffanculo a livello planetario, se minacci di squarciare il Parlamento come una scatola di tonno, se per più di un decennio screditi la politica e getti benzina sull'odio sociale, poi non puoi sorprenderti quando - tradite tutte le promesse fatte - la rabbia seminata ti si rivolta contro. Una volta erano i grillini a mandare a quel paese la casta nel nome del popolo, ora è il popolo che sfodera il vaffa contro i grillini vedendo in loro la casta. Quelli che non «vogliamo la scorta, perché la nostra scorta è la gente» ora non possono nemmeno più andare a bersi un caffè in strada senza che qualcuno li cacci a male parole.
I grillini hanno giocato con qualcosa di più grosso di loro e adesso non riescono più a gestirlo.

Perché, tornandosene al sicuro del suo ufficio, l'ex ministro, non può aver fatto a meno di pensare che negli occhi di quella piccola folla inviperita esplodeva la stessa rabbia che per anni aveva visto negli occhi dei suoi militanti. In quella piazza i «grillini» erano gli altri, non più lui. Ed è una brutta e pericolosa gara al ribasso.

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