Torna a parlare Marco Minniti, predecessore di Matteo Salvini al Viminale durante il governo Gentiloni e personaggio mai del tutto amato da molti Dem e dalla sinistra in generale. È stato lui il primo ad ideare un “codice di condotta” per le Ong, mai digerito soprattutto dai settori più “rossi” del Partito Democratico.
Oggi Minniti ha parlato in un’intervista a LaRepubblica, in cui ha espresso le proprie considerazioni in merito all’attuale situazione italiana, profondamente contrassegnata dall’emergenza coronavirus. E, tra le altre cose, si è espresso in modo favorevole in merito alla chiusura dei porti decretata dall’attuale esecutivo nei giorni scorsi: “Le migrazioni sono un dato strutturale del pianeta, nemmeno il Covid-19 le ferma – ha dichiarato l’ex ministro dell’interno – Condivido le scelte del governo. È inevitabile che nell' emergenza si facciano scelte senza precedenti come la quarantena sulle navi”.
L’esecutivo Conte II infatti, l'8 aprile scorso ha decretato lo stop ad ogni sbarco all’interno dei nostri porti, ritenuti ufficialmente “non sicuri” fino a quando l’emergenza coronavirus non verrà considerata cessata. Tuttavia, Minniti ha riscontrato i rischi relativi a quella che lui stessi ha chiamato come la possibile “contrapposizione tra salute e umanità”, considerata decisamente “inaccettabile”.
“Così si perde una democrazia – ha proseguito Minniti – Lo spartiacque è tra salute/legalità contrapposto a illegalità/pandemia. Il coronavirus non allontana l'Europa e l'Africa ma li stringe in destini intrecciati”. Ed ecco quindi la ricetta dell’ex titolare del Viminale: “Dobbiamo pensare a corridoi umanitari. Vanno svuotati i centri di accoglienza della Libia con una iniziativa europea, che coinvolga Unione africana, Onu e Ong”.
Un passaggio, quello sulla Libia, che è andato a toccare uno dei tasti più importanti della sua esperienza al Viminale. Durante il suo mandato infatti, è stato siglato il memorandum sull’immigrazione con Tripoli, oggi oggetto di molte polemiche relative soprattutto alla funzione assunta dalla Guardia Costiera libica, sospettata di avere al suo interno anche ex trafficanti di esseri umani: “Quell'accordo consentì di contrastare i trafficanti – ha però rimarcato Minniti – e di riportare l'Onu in Libia. Dopo c' è stato un accordo di cooperazione militare tra la Turchia e Tripoli, che ha portato là militari di storia jihadista”.
Ma un altro passaggio importante dell’intervista all’ex ministro ha riguardato la possibile regolarizzazione dei migranti, di cui si è parlato soprattutto negli ultimi giorni e che potrebbe diventare realtà a breve con alcuni piani allo studio del governo: “Un paese che lotta contro il coronavirus non può avere sul proprio territorio persone che sono fantasmi senza identità, irrintracciabili – ha chiosato Marco Minniti – che vivono in baraccopoli illegali potenziale focolaio di epidemia. Non è agli stranieri che facciamo un favore regolarizzandoli, ma all'Italia perché ne va della salute pubblica”.
Dunque, per l’ex ministro sarebbe giusto percorrere la via di quella che a tutti gli effetti sembrerebbe una sanatoria degli irregolari. E questo non solo per ragioni economiche, legate principalmente alla necessità di immettere forza lavoro e manodopera nei campi, bensì anche motivazioni di natura sanitaria.
Le posizioni di Minniti su quest’ultimo fronte, dovrebbero rispecchiare in toto quelle del suo partito e della maggioranza.
Come già detto ieri su IlGiornale, sia il ministero dell’interno che quello dell’agricoltura stanno lavorando su come attuare una regolarizzazione parziale od integrale degli irregolari attualmente presenti. Una mossa che potrebbe riguardare tra i 200.000 ed i 600.000 migranti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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