Tragedia di Rigopiano Per i pm la Regione determinò l'isolamento

Tra i dodici nuovi indagati compaiono pure il governatore D'Alfonso e i due predecessori

Tragedia di Rigopiano Per i pm la Regione determinò l'isolamento

«Determinavano le condizioni per il totale isolamento dell'Hotel Rigopiano, di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti nell'albergo di allontanarsi dallo stesso, tanto più in quanto allarmati dalle scosse di terremoto del 18 gennaio». Pesano come macigni le accuse della Procura di Pescara nei confronti del presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, del sottosegretario con delega alla Protezione civile Mario Mazzocca, del responsabile della sala operativa della Protezione civile, Silvio Liberatore, e del dirigente del servizio di programmazione di attività della Protezione civile Antonio Iovino, chiamati a rispondere, insieme con altre 36 persone, della tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), dove il 18 gennaio 2017 morirono 35 persone.

A loro e ad altri dieci soggetti i carabinieri ieri hanno notificato avvisi di garanzia inerenti il recente filone d'inchiesta che riguarda la responsabilità di politici e amministratori regionali per non aver realizzato la Carta di localizzazione dei pericoli da valanga prevista dalla legge regionale 47/1992. Per il procuratore capo di Pescara, Massimiliano Serpi e il sostituto, Andrea Papalia, che parlano di condotte colpose, connotate da negligenza, imperizia, imprudenza e violazione di norme di legge, D'Alfonso, Mazzocca, Iovino e Liberatore avrebbero attivato tardivamente il Comitato Operativo Regionale per le Emergenze, peraltro in assenza di piani di emergenza regionali, nonostante fossero consapevoli dell'emergenza neve riguardante l'Abruzzo e in particolare l'area montana della Provincia di Pescara, sulla base delle previsioni, segnalazioni e richieste d'intervento. Proprio D'Alfonso sarà il primo ad essere interrogato, il 16 giugno.

Ma i nuovi avvisi di garanzia ieri non hanno risparmiato gli ex governatori Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, l'ex vice presidente della Giunta regionale Enrico Paolini e gli ex assessori regionali Tommaso Ginoble, Mimmo Srour, Daniela Stati e Gianfranco Giuliante, che saranno ascoltati tra il 19 e il 27 per aver omesso di intervenire presso i funzionari della Protezione civile per sollecitare l'attuazione degli obblighi scaturenti direttamente dalla legge 47/1992 e, in particolare, la redazione della Carta di Localizzazione dei pericoli di valanga per tutto il territorio. Sempre secondo i pm Vincenzo Antenucci (dirigente Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013), Carlo Visca (direttore del dipartimento dal 2009 al 2012) e Giovanni Savini (direttore del dipartimento di protezione civile per tre mesi nel 2014) avrebbero omesso di attivarsi per far redigere la Clpv.

In totale ora il numero degli indagati è salito a 39 per reati che vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all'omicidio e lesioni colpose, all'abuso d'ufficio e al falso ideologico, alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.

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