Bus nella Capitale, l'appalto al re degli stipendi non pagati

È possibile che chi ha seri problemi con il fisco e non paga gli stipendi con regolarità ai dipendenti vinca le gare? In Italia pare di sì

Bus nella Capitale, l'appalto al re degli stipendi non pagati

Fumata bianca per il discussissimo bando di gara legato alla gestione del trasporto pubblico periferico di Roma. Un procedimento iniziato nel 2010 mediante un contratto tra Comune e Tpl, concluso nel 2018 ma andato avanti a suon di proroghe e interventi diretti e che ora vede vincitrice la Trotta Bus. Società che, nonostante alcune controversie in tutta Italia a causa dei mancati pagamenti degli stipendi ai dipendenti, si è aggiudicata l'appalto per la periferia ovest della Capitale.

Ma è possibile che chi ha seri problemi con il fisco e con la regolarità nel pagamento degli stipendi ai dipendenti vinca le gare? In Italia pare di sì. Vediamo come: il bando in questione è quello su cui è caduta l’ex sindaco pentastellato. Con l'amministrazione Raggi, infatti, l’amministrazione capitolina decide di cambiare gestione del trasporto pubblico, imbattendosi in un percorso infinito di bocciature da parte della giustizia amministrativa che, mediante Tar e Consiglio di stato, blocca il procedimento a causa di vizi formali e di contenuto. Due anni fa torna online il bando, al quarto tentativo di pubblicazione, e la situazione si sblocca con la nuova giunta targata Pd che appalta alla società Trotta.

Il sindaco dem Gualtieri si insedia nella Capitale il 21 ottobre 2021, trovandosi con il bando – di 980mila euro - sospeso a causa di 4 ricorsi provenienti dalle aziende, tra cui Busitalia, che evidenziavano diverse illegittimità. Ricorsi accolti dal Tar che, appunto, sospende ufficialmente la gara fino all’emanazione della sentenza. Un mese dopo dall’arrivo di Gualtieri, precisamente il 30 novembre 2021, l’avvocatura capitolina comunica che le aziende hanno tutte ritirato i ricorsi. Ed è così che la strada per la risoluzione del trasporto pubblico prosegue spedita verso l’aggiudicazione nonostante un rallentamento causato dalla richiesta di una verifica, da parte della Centrale Unica Appalti, in quanto erano emerse alcune criticità sui concorrenti. A giocarsela erano, per il lotto est Autoservizi Troiani e Busitalia e per quello ovest Trotta Bus Service (in raggruppamento con Tiscia Bus e International Service) e, ancora, Busitalia.

Verifica che si conclude l’8 febbraio 2022 e che permette di procedere positivamente. Il dirigente Alberto Di Lorenzo nel verbale precisa che “dall’esame della documentazione amministrativa di ciascun concorrente è emersa tutta una serie di elementi potenzialmente riconducibili alla fattispecie dell’art.80, comma 5, lettera m del codice degli appalti, che tuttavia non sono in questa fase di ammissione considerati motivi ostativi alla partecipazione ai due lotti”. In realtà, la legge a cui fa riferimento Di Lorenzo è quella che sancisce i criteri di ammissibilità, e non di vincita, a un bando di gara in quanto vieta la partecipazione agli operatori che si sono resi colpevoli di illeciti professionali tali da rendere dubbia la sua integrità o affidabilità, a coloro che hanno dimostrato persistenti carenze nell’esecuzione di un precedente appalto o concessione causando la risoluzione per inadempimento e coloro che non hanno rispettato gli obblighi relativi al pagamento delle imposte o tasse o dei contributi previdenziali.

Ed è su queste basi che fa pensare l’aggiudicazione del bando da parte dei Trotta, che il 13 settembre scorso hanno superato Busitalia, la partecipata di Ferrovie dello Stato che, come ci rivelano fonti interne, sta già preparando il ricorso.

La società oggi di proprietà di Mauro e Livio Trotta negli ultimi anni si è aggiudicata diversi appalti in tutta la nazione, ma è balzata spesso alle cronache per le controversie legate al mancato pagamento degli stipendi dei dipendenti; condizione che pare essersi verificata in diverse sedi. A fare da cornice ci sarebbe anche un debito salato con l’Agenzia delle Entrate.

Trotta bus affonda le radici negli anni ’90, quando il senatore socialista Nicola Trotta, in piena epoca Tangentopoli, venne bloccato da polizia, carabinieri e guardia di finanza sullo sfondo di un vortice di tangenti miliardarie sull’asse Roma-Salerno. Al momento i Trotta operano nel settore dei trasporti pubblici dal Trentino alla Basilicata, passando per il Lazio e la Liguria con un modus operandi che apparirebbe non del tutto limpido. A livello giudiziario, due le vicende che hanno visto coinvolto il titolare dell’azienda, Mauro Ciarniello Trotta. Era il 2015 quando la società ha vinto la gestione del servizio Skibus in Trentino e, oltre alle critiche degli enti locali a causa dell’alto numero di guasti e incidenti, dati dall’inesperienza nella gestione, Mauro Trorra è accusato per manomissione di documenti. Il protagonista, come ha dimostrato l’accusa, avrebbe inserito timbri in un secondo momento su un documento riguardante la sicurezza di una vettura. Trotta viene però assolto perché il fatto non sussiste.

A Potenza, invece, si segnala il sequestro di un'officina da parte della Procura della Repubblica, nel 2018, a causa di documentazione mancante. Ed è sempre nel capoluogo della Basilicata che i Trotta quest'anno vengono rinviati a giudizio per un fatto avvenuto nel 2016. La società aveva sottoscritto una polizza fideiussoria con un istituto bancario presente nella black list della Banca d’Italia, la “GBM Finanziaria S.p.A”, adesso fallita, ma che all’epoca non era abilitata a rilasciare cauzione alle pubbliche amministrazioni. L’episodio portò all’intervento dell’Autorità Nazionale dell’Anticorruzione che nell’aprile del 2016 invitava l’amministrazione comunale a regolarizzare la gestione dell’appalto. Dopo l’avvertimento dell’Anac emersero tre bonifici da parte dei Trotta proprio ai tre componenti del Collegio di Revisione dell’Anticorruzione. Il primo alla presidente Luciana Patrizi, per un importo di 6mila euro, il secondo e il terzo agli altri due componenti, Luca Battaglia – per un importo di 2584 euro – e Achille Coppola al quale sono stati versati 5709 euro. È plausibile che la società abbia richiesto, e di conseguenza saldato, un controllo da parte dei tre: queste somme sono documentate dall’Anac, dopodiché non vi sarebbe più nessun richiamo da parte dell’ente. Qualche settimana fa – dopo alcuni anni – il Comune di Potenza ha deciso di cedere il servizio di trasporto pubblico in via d’emergenza alla società Miccolis, a causa del perpetuarsi dei mancati pagamenti degli stipendi.

Stessa dinamica a Benevento, nel 2017 i Trotta ottengono l’appalto e dopo nemmeno un anno iniziano le agitazioni sindacali che costringono il Comune a pagare direttamente i lavoratori. Ad oggi la società continua a gestire il servizio, nonostante qualche settimana fa i dipendenti abbiano fatto appello al sindaco e al Prefetto, senza ricevere risposte.

Nonostante questi precedenti discutibili la società è riuscita comunque a vincere due appalti importantissimi: uno quello nella Capitale, l’altro in Piemonte. I Trotta si sono aggiudicati infatti il trasporto locale (Cit) anche a Novi Ligure, per una somma di soli 151 mila euro che comprende, inoltre, la gestione dei parcheggi a pagamento della città, ora gestiti direttamente dal privato, e i quali ricavi non andranno più nelle casse del comune. Nota dolente, considerato che qualche mese prima, sulla gestione dei parcheggi il Comune di Vasto avrebbe revocato il contratto ai Trotta proprio per alcuni problemi riscontrati sui soldi dei parcheggio.

La situazione ad oggi più infuocata è però quella di Fiumicino dove, nonostante il silenzio di tutti questi anni, a luglio sono iniziate le prime denunce sulle inadempienze della società a causa di stipendi arretrati e mai pagati, tanto che il sindaco Montino, anche in questo caso, ha dovuto sopperire le mancanze.

I lavoratori sono infatti scesi in piazza con il sostegno dell’Unione Sindacale di Base che a IlGiornale.it, dichiara, attraverso Michele Frullo: “I dipendenti Trotta adesso stanno lavorando perché vengono retribuiti direttamente dal Comune. Il sindaco di Roma Gualtieri e la Regione Lazio non sono mai intervenuti in questa situazione che si riversa solo sui lavoratori, ora preoccupatissimi in quanto speravano di uscire da una situazione di lavoro privata, come Tpl, con un vincitore più garantista delle regole e invece questo non si sta verificando”.

“I dubbi che avevamo sulla società – prosegue Frullo – erano fondati, essa ha un debito molto alto con l’Agenzia delle entrate”. La somma che i Trotta dovrebbero saldare ammonta, infatti, a 4 milioni e 700 mila euro mai pagati all’ente, tanto che essa ha chiesto che ogni pagamento comunale alla società venga bloccato e girato internamente all’agenzia. Fonti interne, che preferiscono rimanere anonime, ci raccontano che solo pochi giorni fa la Trotta Bus avrebbe deciso di rateizzare il debito e non prima dell’aggiudicazione dell’appalto nella Capitale.

“Il problema è che per vincere gli appalti basta regolarizzare il Durc – termina il sindacalista -, in modo da poter partecipare alle gare anche in presenza di altre mancanze. Nessuno controlla. Per questo per noi resta fondamentale la reinternalizzazione del servizio: non è possibile che un cittadino, per un servizio essenziale, debba essere messo in mano a persone – padroni – che non garantiscono efficienza e regolarità di stipendio”.



Alla luce di questi fatti qualche domanda sorge spontanea: come è stato possibile riuscire a superare tali inadempienze? Ma più semplicemente, considerato che il sindaco non ha proferito parola sull’aggiudicazione, sarebbe da chiedere all’amministrazione capitolina: è tutto regolare?

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