La presenza di un leader capace e riconosciuto è un elemento essenziale per il successo elettorale di qualsiasi forza politica. Nessun programma politico, per quanto attrattivo e convincente, e nessuna macchina comunicativa, per quanto efficace, possono funzionare bene e portare adeguato consenso, in assenza di un leader in grado di attrarre gli elettori.
Per questi motivi, peraltro ampiamente illustrati e articolati nella letteratura scientifica sul tema (in Italia, in particolare, da Mauro Calise), tutte le forze politiche del nostro paese valutano e supportano i loro rispettivi leader. Di recente, ad esempio, la mera designazione di un leader «nuovo» come Zingaretti sembrerebbe aver fatto addirittura guadagnare da subito al Pd qualche punto percentuale nei consensi misurati dai sondaggi.
Sull'altro fronte, quello del centrodestra, coesistono, come si sa, due forze politiche, entrambe importanti, seppure tendenzialmente attrattive di elettorati in parte differenti. Da un verso la Lega deve gran parte del suo momento positivo proprio alla leadership di Salvini. E anche alla vera e propria macchina organizzativa che lo supporta sui social.
Dall'altro verso, Forza Italia vede il suo leader storico e consolidato in Silvio Berlusconi che mostra tuttora una grande capacità nella raccolta di consensi: diverse ricerche hanno indicato come la sua personale candidatura alle prossime elezioni europee possa comportare una significativa variazione nei risultati. Tuttavia, per una serie di motivi, molti osservatori parlano di un possibile avvicendamento (o, meglio, di un affiancamento nella leadership del partito) anche nella direzione degli «azzurri». Da questo punto di vista, appaiono i risultati di un recente sondaggio (effettuato dall'Istituto EumetraMR, intervistando un campione rappresentativo di cittadini dai 18 anni di età in poi) sulle principali figure in pole position per la leadership in Forza Italia.
I risultati sono disponibili sia per l'elettorato nel suo insieme, sia per la porzione (attualmente circa il 9%) che dichiara l'intenzione di votare Fi alle prossime elezioni. Le due distribuzioni non sono però molto dissimili tra loro. In entrambi i casi «vince» Antonio Tajani che mostra godere di un seguito di tutto rispetto. Segue a breve distanza Giovanni Toti che talvolta ha assunto posizioni critiche nel partito, spesso vicine a quelle di Salvini.
Nella classifica si trovano poi, tra molti altri nomi, due donne, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. La loro popolarità è quantitativamente simile nell'elettorato in generale, mentre la Gelmini attrae relativamente più consensi in quello di Forza Italia. Quest'ultima appare godere di un radicamento maggiore nelle zone settentrionali, mentre la Carfagna è più popolare al Sud e non a caso viene più ricordata per il suo impegno a favore del meridione (nonché per le politiche di genere). Mariastella Gelmini, invece, è nota soprattutto per gli interventi nella formazione e nella scuola (è stata ministro dell'Istruzione) e per quelli a favore dell'impresa e del lavoro.
Abbiamo citato due donne perché il fatto che siano tali costituisce un elemento di attrattività.
Infatti, proprio a questo riguardo emerge un altro dato significativo: tre intervistati su quattro ma in misura maggiore proprio i votanti per Forza Italia - ritengono che ci dovrebbe essere una più diffusa leadership femminile nella vita politica del nostro paese. È un dato importante e indicativo. L'esistenza di un leader capace, si è detto, è essenziale. Una parità dei generi, anche da questo punto di vista, è auspicata dalla maggior parte degli italiani.
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